Ai turisti della Diocesi di S. Marco Argentano–Scalea

“Carissimi fratelli e sorelle turisti, permettetemi di dirvi grazie per aver scelto questo territorio per godervi un meritato riposo dopo le tante fatiche di un intero anno. Nel darvi il mio più caloroso benvenuto desidero chiedervi, sia pure nel tempo dedicato al risposo, di tenere sempre lo sguardo fisso su Gesù. Anche Gesù, con i suoi più stretti collaboratori, ha fatto l’esperienza della fatica e del riposo. Vi è un episodio del Vangelo di Marco in cui Gesù stesso, dopo aver ascoltato i suoi amici, al ritorno da una faticosa e fruttuosa missione, chiese loro di raccogliersi insieme: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (Mc 6,31). In pratica, carissimi fratelli e sorelle, l’esperienza del riposo non è estranea alla vita cristiana purché intesa nel modo giusto. Il tempo del riposo è il miglior modo per ritrovare energie nuove e farsi trovare sempre pronti. Questo mi pare anche il momento ideale perché, lontani dai ritmi frenetici del lavoro quotidiano, possiate più facilmente trovare tempo per l’ascolto, dei propri familiari prima di tutto, degli amici, dei parenti. Il mare mediterraneo: porta del cielo Penso di poter dire con certezza che molti di voi abbiano scelto questo territorio come sede delle proprie vacanze estive anche perché attratti dalla bellezza del nostro mare. Anch’io, viaggiando spesso in tutta la diocesi avverto, quando giungo sulla costa tirrenica, come se si aprisse il cuore verso il cielo. Il mare diventa una porta aperta verso il cielo di Dio. Il mediterraneo è il nostro mare e da esso possiamo ricevere tanti insegnamenti: «l’onda che riversa continuamente sulla riva tutto ciò che trova nel suo fondo – diceva don Mottola – ci insegna a vivere la vita come un continuo donarsi senza trattenere nulla per se stessi»; il mediterraneo lambisce tanti territori e, in qualche modo, ci ricorda che siamo fratelli anche se di cultura e di religione diverse; apre all’idea di fraternità universale; il mare ci ricorda i tanti naufraghi che ha raccolto e ci richiama al dovere di accogliere chiunque si trovi in difficoltà. Il mare è luogo di incontri, di dialogo e di spazi di civiltà da scoprire. Anche se viviamo un tempo di riposo, non possiamo dimenticare che la nostra Europa è fortemente minacciata da venti di guerra: tempo in cui possiamo trovare maggiore spazio per chiedere al Signore, nella preghiera solitaria e nascosta, il dono della pace. Le montagne: tutti forestieri in questo viaggio. Le cime della catena montuosa del Pollino, che abbracciano tutto il territorio della nostra diocesi, ricordano il senso della meta del nostro cammino. La memoria del tempo passato, ci ricorda che in quelle cime s’insediarono eremiti, anacoreti e fraternità monacali che sono diventate segno e metafora della vita intesa come pellegrinaggio, come viaggio. Avverto per questo il bisogno di ringraziarvi perché voi turisti, con la vostra presenza, ricordate a tutti noi la nostra condizione di “forestieri” in questo mondo. L’etimologia del termine forestiero viene dal latino fòris, cioè fuori, ci ricorda che tutti veniamo da fuori, da un «oltre» a cui siamo sempre rimandati come origine e fine del nostro cammino. Le nostre cime ci ricordano un’altra visione del nostro viaggio esistenziale: quello che si ricava dalla fine. Sì, riusciremo a vivere meglio tra di noi se partiamo dal fine, dalla meta del nostro andare. Voi siete qui per un breve periodo ma poi farete ritorno a casa. Proprio come succede al cristiano, che è ospite in questo mondo per un breve periodo per fare ritorno a casa, quella di Dio. L’arte come luogo vivo di fedeIn questo tempo molti di voi si dedicano anche allo studio e alla conoscenza di opere artistiche per cogliere quel senso di Dio che essi raccontano. Qui non ho lo spazio per farvi l’elenco di tante opere del nostro territorio; voglio invece consegnarvi una sorta di atteggiamento di fondo: quando trovate un’opera d’arte nelle nostre chiese, non cercate solo la spiegazione tecnica, ma cercate di cogliere quella fede di quella comunità che li ha generati. Chiedete anche ai parroci, li troverete disponibili e gentili nell’accogliervi e nel raccontarvi le meraviglie che il Signore ha compiuto in ogni comunità credente. A volte sono proprio le opere d’arte a chiedere di essere collocate nel loro contesto vitale d’origine per essere adeguatamente comprese, altrimenti finirebbero per essere opere morte. Fate in modo che quell’opera d’arte possa contribuire a stupirvi, ad aprire il vostro cuore alla Parola, a conoscere sempre meglio quel Gesù Cristo che è dipinto o immortalato. Ora che i ritmi della vita non sono dettati dalla frenesia del lavoro, trovate il modo per contemplare la voce di Dio attraverso le creazioni artistiche o attraverso quell’opera d’arte contenuta nel nostro stesso creato: abbiamo la grazia di poter assistere, ogni sera, al tramonto del sole nel nostro mare, senza pagare nessun soldo per partecipare a questo spettacolo della natura.Turismo come tempo di lavoro e di giustizia. Non posso nascondervi però che penso anche alle persone di questo territorio che sono chiamate ad accogliervi. Tanti di loro si preparano, per tempo, ad organizzare i servizi tenendo anche conto che, per alcuni di loro, questo periodo costituisce l’unica risorsa per l’interno anno. Vi sono famiglie che riescono a vivere grazie ai profitti di questo periodo di lavoro intenso e faticoso. Tanti di loro scompaiono anche dalla vita parrocchiale. Non posso non dire loro che il tempo di lavoro non può farci mettere da parte persino la domenica. La domenica è giorno del Signore ed è giorno di precetto: il Signore continua a convocarci e nel tempo estivo spesso molti dei nostri cristiani si assentano. Indubbiamente questo fenomeno esige sicuramente maggiore riflessione, anche se per alcuni di loro, e non è una giustificazione, l’assenza è dovuta anche alla richiesta di nostri “imprenditori” che chiedono loro sempre di più, e talvolta neppure assicurando la giusta paga. Il lavoro è per tanti una necessità, ma esige che sia sostenuto dall’equità e dalla giustizia. A farne le spese sono spesso ragazzi che, per non essere di peso ai genitori, si accontentano di pochi spiccioli, sobbarcandosi turni di lavoro estivi massacranti. Io ricordo soltanto che nella Bibbia non riconoscere il salario al lavoratore è più grave che rubare. Il rubare, infatti, suppone che ci sia qualcuno che possa avere qualcosa di cui poter essere derubato, ma non riconoscere il salario al lavoratore è togliere a chi non ha. Perciò San Giacomo ci avverte: «Ecco, il salario degli operai che mietono i vostri campi, e che voi avete frodato, grida, e il loro clamore è entrato negli orecchi del Signore degli eserciti… Ecco il giudice è alle porte» (Gc 5, 4.9).Benvenuti carissimi turisti,troverete comunità parrocchiali accoglienti, guidate da sacerdoti, religiosi e laici felici di ospitarvi, generosi nel dispensarvi i Sacramenti e rinfrancati della vostra presenza. Benvenuti nella nostra Diocesi, benvenuti nelle nostre Parrocchie. Auguro a tutti, di cuore, una buona estate e con affetto sincero vi saluto e benedico, con San Marco Evangelista, patrono della nostra diocesi e con la potente intercessione di san Francesco di Paola, compatrono della nostra diocesi e patrono della gente di mare, perché nel mare tempestoso della vita sappiamo sempre trovare la via del porto sicuro di salvezza in Cristo Gesù nostro Signore”. Messaggio di monsignor Stefano Rega.