“Ripartiamo”. È questa la parola d’ordine del presidente Fausto Sposato, appena riconfermato alla guida dell’Opi di Cosenza. Gli infermieri cosentini ricominciano il nuovo corso, per altri quattro anni, con i tanti progetti messi in cantiere e realizzati. Con nuove, immediate, prospettive future.

“Ringrazio tutti i colleghi ed il direttivo che ha voluto onorarmi della presidenza all’unanimità. Sono stati raggiunti risultati importanti ed il nostro impegno sarà certamente quello di portare in alto il nome dell’intera categoria. Ripartiamo dal Centro simulazione, inaugurato da poco e nostro fiore all’occhiello. Continuiamo a lavorare al fianco dell’università per incrementare, ancora, i posti in infermieristica e non smetteremo, neppure un attimo, di fare apprezzare la nostra professione”, spiega Sposato. Insieme a lui, nel direttivo, confermati Marco Laratta vicepresidente, Fabrizio Chiappetta tesoriere ed Adriana Imbrogno, segretaria.

“Tanti infermieri svolgono altri compiti, altre mansioni. È arrivato il tempo di una ricognizione seria e rigida del personale”, annuncia il presidente. “L’assistenza? Non qualitativamente accettabile”, dice poi. “La Calabria continua a spendere di più rispetto alle altre regioni, non riuscendo di fatto a ridurre l’emigrazione sanitaria. Mancano modelli organizzativi, i quadri intermedi vanno completamente rivisti ed attuati, il management migliorato. Così si valorizza la professione e si può parlare di buona sanità”.

Per Sposato occorre dunque far capire, in primis, l’importanza degli infermieri. “Il riconoscimento sociale c’è, è evidente, ma non basta. Si trovano risorse per chiunque ma non per rinnovare i contratti delle professioni infermieristiche. Se non cambia tutto ciò, la nostra professione non sarà più attrattiva”, la sua amara considerazione.

Da qui il lavoro di squadra e del direttivo confermato. “Da soli non si va da nessuna parte e noi siamo pronti per portare la professione sanitaria al livello che merita. Non siamo controparte della politica ma vogliamo stare al suo fianco per difendere i cittadini. È questa la rotta da percorrere. Vogliamo entrare nei processi decisionali perché conosciamo benissimo ciò che non va e ciò che si può fare”, ammette il presidente Opi.

“Una rivoluzione culturale non solo nei cittadini ma tra gli operatori sanitari”, l’appello finale.