PAOLA (CS) – I giudici hanno condannato a tre mesi, per minacce, il cosentino – all’epoca dei fatti 28enne – che il pomeriggio del 16 agosto 2021 si scagliò verbalmente – secondo i testimoni con pesanti minacce – contro il Maresciallo maggiore dei carabinieri Antonio Carbone che dopo l’acceso scontro, muore a causa di un infarto.
La Procura ha ipotizzato che il malore del maresciallo fosse riconducibile all’aggressione. Di fatto, al giovane cosentino, è stata mossa anche l’accusa di morte come conseguenza di altro reato. Ma, dei due capi d’accusa, il 30enne è stato condannato solo per minacce. La procura di Paola , aveva proceduto per il reato di cui all’art. 586 cp (Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto) anche e soprattutto a seguito delle conclusioni dei periti nominati dott. Cavalcanti e Vercillo, i quali avevano accertato – secondo l’autopsia effettuata sul Carbone e successiva verifica istopatologica – che la morte era sopraggiunta a causa di aritmia cardiaca irreversibile, cagionata da una sofferenza ischemica in coronaropatia. I consulenti si erano spinti oltre, imputando alla condotta dell’imputato la causa dello stress che ha condotto alla morte il Carbone. La difesa medico legale dell’imputato, sostenuta ed argomentata scientificamente dal dott. Mirko Massimilla – tesi poi di fatto accolta dal Tribunale – seppur concorda con la tesi della procura che rinviene la causa della morte del Greco nell’aritmia cardiaca irreversibile cagionata da una sofferenza ischemica in coronaropatia, se ne discosta nella lettura dei reperti autoptici, concludendo che gli stessi deponevano per un apparato cardio vascolare già gravemente compromesso.