Di Martino Ciano- Radio Digiesse.
Non ci si può fermare solo ai dati o alla fredda cronaca; davanti ai continui sequestri di droga e agli arresti, ben 13 nell’ultimo mese nei comuni della Riviera dei Cedri, effettuati dalla Compagnia dei Carabinieri di Scalea, guidata dal capitano Andrea D’Angelo, urge l’analisi di un fenomeno che viene avvertito con “preoccupazione” dalla società civile.La droga è sempre esistita, la sua diffusione è diventata pian piano capillare; anche nei piccoli paesi si avverte la sua presenza, ma a rendere un “evento” più o meno sentito è il modo in cui l’opinione pubblica reagisce a certe notizie e, in questo momento, le persone si pongono diverse domande.Il Tirreno cosentino è area di confine e, soprattutto d’estate, è noto che le vie della droga tra Campania e Calabria diventano più trafficate. Non ci vogliono troppi giri di parole per comprendere, però, che se c’è un mercato fiorente vuol dire che ci sono anche tanti consumatori; è una legge antica: se aumenta l’offerta significa che dall’altra parte c’è una forte richiesta.La droga in ogni sua forma viene consumata da persone appartenenti a ogni fascia di età. Con ciò non vogliamo creare nessun allarme sociale, ma non si può fare finta che “non ci siano problemi”. Come detto, nell’ultimo mese ci sono stati 13 arresti; su impulso del Procuratore facente funzioni della Procura della Repubblica di Paola, Ernesto Sassano, sono stati intensificati i controlli, tant’è che si stanno anche utilizzando “auto civetta” e “Carabinieri in borghese” per monitorare meglio il territorio.Cocaina e hashish vanno per la maggiore, ma tra la “roba” sequestrata non mancano le anfetamine, ossia quelle pasticche che possono avere “effetti collaterali” permanenti anche dopo la prima assunzione. Dal canto loro, i Carabinieri della Compagnia di Scalea effettuano incontri nelle scuole, mettendo in guardia i giovanissimi da comportamenti che non sono “eroici”, ma che possono in poco tempo “rovinare la propria vita e quella degli altri”.Ma alle azioni di controllo e monitoraggio delle forze dell’ordine, bisognerebbe aggiungere quelle delle altre istituzioni, le quali hanno il dovere di stimolare il dibattito. Una società che non prende coscienza dei propri problemi rischia di rimanere impantanata nelle sue convinzioni; detto in soldoni: ci sono “panni che non possono essere lavati in casa”. Logicamente, le prime a dover battere un colpo devono essere le famiglie.