La Corte di assise d’Appello di Reggio Calabria ha deciso di condannare all’ergastolo l’imputato Sebastiano Nirta, imputato con l’accusa di pluriomicidio aggravato, detenzione e porto d’armi in concorso, per aver partecipato alla strage di Duisburg, ultimo e sanguinoso atto della faida tra le consorterie criminali dei Nirta-Strangio e Pelle-Vottari di San Luca. L’uomo era stato condannato in primo grado a 12 per associazione mafiosa e all’ergastolo per l’omicidio plurimo, mentre in Appello la sentenza era stata riformata con l’assoluzione per la strage di Duisburg.
La Corte d’Assise d’Appello ha, quindi, accolto il ricorso presentato dalla Procura Generale di Reggio Calabria e condannato Nirta per i sei omicidi, confermando, di fatto, la prima condanna di primo grado all’ergastolo.
Le indagini sulla strage di Duisburg sono state portate avanti dalla polizia tedesca nelle indagini in Germania e dalla polizia e dai carabinieri in Italia e l’esito del processo è dipeso dalle attività della Procura Generale di Reggio Calabria, in merito alla attività integrativa fatta durante il processo in sede di rinvio grazie al ricorso curato dall’Avvocato Generale dr. Fulvio Rizzo e con il coordinamento del Procuratore Bernando Pateralia avverso la sentenza di appello annullata con rinvio dalla Cassazione. Si è , dunque, utilizzato tutto il materiale probatorio nel tempo maturato con le sentenze passate in giudicato e con la perizia su una traccia nuova acquisita dalla polizia criminale di Duisburg, una traccia mista trovata sul tappo benzina della Clio usata da Strangio Giovanni e Nirta Sebastiano a Duisburg e abbandonata in Belgio. La Corte d’Assise d’appello ha inoltre condannato Sebastiano Nirta alla rifusione delle spese processuali in favore dei familiari delle sei vittime, Francesco e Massimo Pergola, Tommaso Venturi, Francesco Giorgi, Marco Marmo e Sebastiano Strangio, tutti ritenuti membri della cosca Pelle-Vottari, avversari della cosca ‘Nirta-Strangio’. Anche la Provincia di Reggio Calabria, costituitasi parte civile, dovra’ essere risarcita dal condannato.