Di Mariarosaria Valente

BELVEDERE MARITTIMO- Semi di pace, speranza e solidarietà sono stati piantati tra le mura del suggestivo borgo “Sant’Agostino”, cuore del centro storico belvederese che ha visto proliferarsi nel corso della giornata di ieri, Sabato 21 Settembre, una partecipazione non indifferente. Tra quelle stesse mura della sala convegni, segnate dal tempo, ma con il distintivo della rusticità e della bellezza proprie dell’epoche passate,
si è tenuto il 26esimo congresso provinciale a cura dell’Associazione Cristiana dei Lavoratori Italiana Cosenza (ACLI) dal titolo “Il coraggio della pace”, con delegata dalla Presidenza Nazionale Lidia Borzi a presiedere il congresso; un successo per il nostro territorio in quanto primo ad ospitare l’usuale
convegno dopo ben 25 anni di svolgimento in casa, nella sede di Cosenza.
A seguito del previsto coffe break delle pre 10:00 che ha deliziato i palati dei presenti con prodotti dolciari
prettamente caserecci, il congresso ha avuto inizio con l’intervento di Sua Eccellenza, Mons. Stefano Rega – il quale ha sottolineato l’importanza del lavoro, l’unitarietà della persona nell’anima
e nel corpo, e il ruolo che svolge la Santa Chiesa (e dunque ogni diocesi) nell’incrementare le
risorse necessarie all’accesso dei giovani nel mondo lavorativo – e con i saluti del primo cittadino belvederese, Dott. Vincenzo Cascini, che ha espresso fierezza in merito al prodigioso servizio delle ACLI nel territorio corrente, con l’augurio di proseguire ancora per molto in tal senso.
Il convegno ha visto susseguirsi relazioni e dibattiti che hanno coinvolto gli esponenti di molte delle associazioni cristiane
laicali a servizio del bene come, quali l’Unione Sportiva ACLI (US ACLI), l’Azione Cattolica, l’AIAS e la Caritas diocesana. Dalle parole iniziali di Saverio Sergi alla relazione del Presidente ACLI provinciale Caterina De Rose, sino all’intervento di Lidia Borzi delegata dirigente ACLI
nazionale, altro non si è evinto che l’impegno che l’Associazione e i suoi connessi circoli vogliono mantenere:
mettere al centro la persona quale creatura sacra, anteponendo tutto ai suoi bisogni primari;
“costruire ponti e rompere le barriere” tra cittadini; fare del servizio il “vero potere; lavorare nel territori affinché
i giovani non siano costretti a lasciare la loro terra; allacciare rapporti diretti con le famiglie in modo
fraterno; “costruire legami di solidarietà.”
Esauriente il numero di temi affrontati, che hanno generato dibattiti coinvolgenti e dato vita a
riflessioni che non si sono risparmiati dal giudicare inefficiente l’autonomia differenziata (quale
strumento di scissione tra Nord e Sud in Italia), dal conferire al diritto di voto un’insindacabile
importanza, dal promuovere corsi mirati a giovani volenterosi di affacciarsi nel mondo dell’imprenditoria agricola in terra Calabrese e nel sostegno costante ai bisognosi operando nella beneficenza.
Mille idee ma uno solo lo scopo, la pace, valore incommensurabile al centro dell’importante missione cristiana “sobria e dallo stile evangelico” (cit. Maria Donato) tipica delle ACLI, indubbiamente da considerarsi quali veri operatori nella vigna del Signore.
“Le ACLI saranno sempre fedeli alla Chiesa; esse sono la fatica della quotidianità. Siamo stati i
primi ad esporci per la diplomazia a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Il coraggio della
pace è ciò che ci ha chiesto Papa Francesco durante il nostro ultimo congresso e adotteremo
sempre gli stili da egli suggeriti: quello sinodale, popolare e solidale. Siamo ben lontani dalla pace,
anche nei contesti più piccoli, in quelli di tutti i giorni. Guerra è il lavoro povero in una terra
martoriata; guerra è la presenza di una sanità di serie A e di serie B; guerra è vedere giovani costretti
a migrare altrove; guerra è una madre incapace di portare avanti la vita dei propri figli a causa
della povertà. Noi però siamo e dobbiamo essere seminatori di speranza. La speranza è qualcosa
che deve arrivare, ma si costruisce nel presente”. Parole, quelle di Lidia Borzi, che tuonano
altisonanti in chiusura al convegno come monito, ma al contempo rappresentanti il massimo della
volontà collettiva nel rendere il mondo un posto migliore, educandolo al “coraggio della pace”.


Non è mancato il contributo da parte della sartoria sociale “Mettiamoci un punto” (progetto del coordinamento ACLI Calabria e del circolo “Giovanni Paolo II” di Belvedere) che ha omaggiato i presenti con delle borse in tela realizzate interamente a mano;
un gruppo solidale composto da donne vittime di amori tossici e pronte ad accogliere altrettanti vittime di violenza domestica nel comune di Santa Domenica Talao.


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