Di Francesca Lagatta
Sul Tirreno cosentino l’aria è tesa da tempo. Da quando il procuratore Pierpaolo Bruni ha varcato la soglia della procura di Paola per prenderne il comando nel giugno 2017, nessuno tra i potenti si sente si più al sicuro, nemmeno tra quelli che potevano vantare la storica protezione del boss politico o della mala. Come il pulsante “reset” o uno strike al bowling, il magistrato crotonese ha buttato giù i dettami storici come birilli ed è entrato nelle stanze, piccole ma ben attrezzate, dei sindaci della striscia tirrenica. La leggenda narra che nessuno sia stato escluso da indagini, giusto per non lasciare nulla di intentato nelle inchieste a tappeto su corruzione e presunti legami, se mai ce ne fossero, con la criminalità organizzata. Fortuna che molti potranno uscirne a testa alta, ma per altri il destino, se le carte non ingannano, sembra ormai segnato.
Chi sarà il prossimo personaggio di spicco a finire in carcere?
Se lo chiedono i cittadini ripetendo la domanda come una litania, se lo chiedono le vittime di un sistema marcio fino all’osso del collo che grida vendetta ad ogni alba. Perché, questo è certo, l’opera di pulizia è solo all’inizio e c’è chi è pronto a giurare che già, in lontananza, si senta nuovamente il tintinnio di manette. Chi sarà, dunque, il prossimo?
Il “mondo di mezzo”
Le inchieste romane di “Mafia capitale” ci hanno insegnato che, a volte, il confine tra il lecito e l’illecito ha i margini sbiaditi e di sicuro passa attraverso quel mondo di mezzo che si frappone tra le istituzioni e la criminalità di alto rango. Un passaggio obbligato per il mantenimento di consenso, potere e denaro, che fanno gola a tutti, quasi tutti, e che li scaraventa nel vortice della vigliaccheria quando poi i paladini della legalità, colti con le mani nella marmellata, gridano al complotto. La politica del Tirreno cosentino non fa eccezione e, sempre più spesso, forse a causa delle imminenti tornate elettorali, gli uomini della terra di mezzo, quelli ambigui, con quelli con un piede nelle procure e uno nella fossa delle carceri, si ritrovano faccia a faccia con pezzi dello Stato e rappresentanti delle istituzioni.
La cena fra amici
Tanto per fare un esempio, due sere fa si è tenuta una cena fra “amici” che avrebbe dovuto rimanere segreta e che invece era già diventata di dominio pubblico mentre gli ospiti si accingevano, uno ad uno, ad entrare tra le mura di casa. Perché chi di foto ferisce, di foto perisce. E così, nel giro di una manciata di minuti, la notizia, e qualche foto, facevano capolino sulle chat di whatsapp. Nulla che abbia a che fare con il gossip, solo una cena, una normalissima cena, se non fosse che a prenderne parte siano stati, allo stesso tavolo, nomi grossi della politica e degli scandali locali, amministratori, alcuni dei quali inquisiti, dirigenti della sanità e delle istituzioni e persino dipendenti pubblici a cui sarebbe vietato frequentare determinate persone per non inficiare i rapporti di natura professionale. Quesi tutti protagonisti dei recenti fatti di cronaca della costa. E chissà se la chiacchierata sarà servita almeno a distendere gli animi dei partecipanti o solo ad accendere altri riflettori.