In questo ultimo periodo, abbiamo scelto volutamente il silenzio social sulla questione termale nella speranza che qualcuno si degnasse, da una parte (Comuni), dall’altra (Sateca spa) e dall’altra ancora Regione) di fornire notizie e atti ufficiali.
Non è una sorpresa per noi e quindi non ne rimaniamo affatto meravigliati, ma ulteriormente nauseati.
Sarebbe nostro sacrosanto diritto, quale cittadini del Comune di Acquappesa, al pari di tutti gli altri, essere notiziati in merito alle sorti della nostra fondamentale risorsa.
Sarebbe stato sacrosanto dovere istituzionale essere notiziati in qualità di Consiglieri di minoranza.
Non ci meraviglia la cosa.
Ci accontentiamo delle voci sussurrate, ignoriamo di proposito l’indecoroso teatrino.
Salvo, poi, quando si avranno dati ufficiali, dare seguito al mandato ricevuto a tutela della collettività.
Ma le domande che ci poniamo a cui conseguono effetti rilevanti, e di certo non sono relative al nome che prenderanno le nostre Terme, sono molte.
E se da cittadini, ormai stremati, quasi, quasi non ci importerebbe nulla di avere risposte, considerato che l’aspetto rilevante è sicuramente un’apertura, da Consiglieri del Comune di Acquappesa, con preciso obbligo di tutelare una intera collettività ed il proprio territorio, non riusciamo a fare a meno di farci domande e cercare delle risposte.
Domande chiaramente non limitate a questioni organizzative, ma proprio procedurali-amministrative.
Primo fra tutti ci chiediamo: la Regione, per realizzare la rete unica Calabrese delle Terme, acquisterà e gestirà, mediante proprio partner, solo le proprietà dell’attuale gestore o anche la proprietà del Comune ovvero lo stabilimento San Francesco?
Se così fosse, alla base di tale operazione dovrebbe esserci la revoca della concessione ai Comuni, con avocazione della stessa in capo alla regione. Perché è l’unico modo per poter approvvigionarsi le acque che gli serviranno per gestire i beni attraverso i quali sfruttare le acque.
La revoca però presuppone delle motivazioni precise e circostanziate.
Avverrebbe per inadempimento alla concessione? Sarebbe un problema perché fornirebbe una conferma a chi è nelle condizioni di chiedere un bel risarcimento danni.
Per qualsiasi altro motivo? Aprirebbe la possibilità di un contenzioso tra comuni e regione.
Una restituzione spontanea da parte dei comuni, con possibile responsabilità per danno erariale?
E i regolamenti con tanto di sbandierato ” risultato epocale”?
e la Convenzione associata?
Se viene a mancare il bene indiviso cosa dovranno gestire i Comuni?
Verranno meno le percentuali di utili derivanti dallo sfruttamento delle acque. Il bene sarà dell’unico proprietario dallo stesso gestito e verranno meno tutti i presupposti che hanno dato vita al compendio termale quale bene promiscuo, trascinandosi appresso anche il vincolo minerario.
Il che comporterà, inevitabilmente, la fine dell’idillio tra i due Comuni e l’inizio del conflitto per stabilire chi è proprietario di cosa e di quanto. E se Terme Sibarite subentrasse all’attuale subconcessionario, anche solo mediante affitto del ramo di azienda, le basterebbe il solo 12% delle acque previsto dai Regolamenti approvati nei due Consigli Comunali? Aprirebbero l’acqua senza se e senza ma in applicazione della sentenza del Tar? Non si porrebbe più il problema delle acque fuori compendio? E se lo stabilimento “Terme Nuove” fosse dei Comuni, come gridato da qualcuno?
E il monopolio non sarebbe più un problema?
E il bando necessario per legge, non sarà più necessario per legge? Alle Terme Sibarite spa le acque si potranno sub concedere in affidamento diretto?
E perché mai abbiamo dovuto tenere le Terme chiuse per due anni? Perché mai la sub concessionaria ed anche la Regione non hanno depositato un ricorso per l’ ottemperanza della sentenza che avrebbe potuto anche fornire un’interpretazione autentica della sentenza, semmai ce ne fosse stato bisogno? In tal caso lo stesso Tar avrebbe assegnato ai Comuni un termine entro cui adempiere alla sentenza, nominando contestualmente un Commissario ad acta il quale si sarebbe sostituito ai comuni nell’adempimento, sempre nei termini assegnati dal Giudice. Se ciò fosse stato fatto anche a fine ottobre (mese in cui è stata depositata la sentenza) le Terme avrebbero potuto aprire anche a Gennaio”. È quanto affermano in una nota stampa congiunta Sandra Ricco e Mauro Avolio, Consiglieri Comunali di Acquappesa
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