“Con la chiarezza e la fermezza, che ci hanno sempre contraddistinto, ci troviamo a dover smascherare le solite bugie e le solite false ricostruzioni, messe artatamente in circolo da chi, probabilmente, non ha più alcuna giustificazione o scusa per nascondere i propri fini ed i propri interessi.
Iniziamo, dunque, a chiarire alcuni passaggi importanti”. È quanto affermano, in una nota congiunta, Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti, rispettivamente primi cittadini dei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese. “L’istanza di rinvio -Sottolineano i sindaci- è stata chiesta, dai legali dei nostri Comuni,
in quanto la Sa.Te.Ca. ha presentato l’ennesimo ricorso, questa volta contro l’avviso esplorativo per la gestione del compendio termale e lo sfruttamento di una parte delle acque termali. E considerato che questo ricorso (ribadiamo: l’ennesimo) si basa sempre su concetti espressi già all’interno degli altri ricorsi, è stato semplicemente chiesto di riunire tutti i procedimenti e di trattarli tutti insieme.
Nulla di particolare e, soprattutto, nulla di diverso rispetto a quanto fatto dalla Sa.Te.Ca. nello scorso mese di febbraio, allorquando ha chiesto ed ottenuto, per il tramite dei suoi legali, il rinvio dell’udienza.
Dunque, come funziona? La Sa.Te.Ca. può chiedere i rinvii che vuole ed i Comuni no?”. Gli amministratori dei comuni termali, così proseguono: “La Sa.Te.Ca. aveva chiesto, per un corrispettivo di 30mila euro, 40 litri al secondo di acqua
calda: praticamente tutta!
Le sorgenti, infatti, erogano, in totale, 100 litri al secondo di acqua, di cui 40 litri calda e 60 litri fredda.
Pare pertanto evidente, che la Sa.Te.Ca. pretendeva di avere, per sé, tutta l’acqua calda, pagando soltanto 30mila euro.
Una proposta che non potevamo accettare, anche perché non potevamo e non possiamo permettere che, all’eventuale aggiudicatario della procedura di gara in corso, resti esclusivamente l’acqua fredda. Di fatto, ci troveremmo di fronte a quel famoso regime di monopolio, che, per anni, ha frenato lo sviluppo delle Terme Luigiane.
Da parte nostra, abbiamo invece proposto la fornitura di 25 litri di acqua termale, tra calda e fredda, nelle stesse percentuali con cui viene erogata dalle sorgenti: il 40% calda (10 litri al secondo) ed il 60% fredda (15 litri al secondo).
Per quanto riguarda il corrispettivo, lo abbiamo calcolato sulla base delle linee guida della Conferenza delle Regioni del 2006.
Parliamo del Documento di indirizzo delle Regioni in materia di acque minerali, naturali e di sorgente, non relativo, quindi, alle acque destinate al consumo umano, come qualcuno vorrebbe far credere.
Basterebbe semplicemente leggere, informarsi e capire che è stato peraltro calcolato il valore medio, con il metodo matematico di interpolazione lineare. Ne consegue, che, per 25 litri al secondo (e non soltanto 10, come si dice in giro), è stato determinato il corrispettivo di 373 mila euro. Inoltre, per tener conto delle difficoltà legate al Covid-19, è stato proposto, per la stagione 2021, la fornitura del 100% delle acque, a 90mila euro.
V’é da precisare, inoltre, che, le linee guida della Conferenza delle Regioni, del 2006,
costituiscono documento ufficiale e pienamente legittimo. A differenza della Delibera di Giunta Regionale della Calabria del 2012 (che la Sa.Te.Ca. vorrebbe fosse presa come riferimento), che riguarda i canoni che i concessionari devono versare alla Regione e che fa riferimento alle superfici (ad ettaro). È pertanto ovvio, che se parliamo di fornitura d’acqua non possiamo effettuare il calcolo in ettaro, ma va invece considerato il prezzo di mercato dell’acqua fornita.
La Sa.Te.Ca. pretenderebbe di avere tutta l’acqua calda erogata dalle sorgenti, a fronte di un corrispettivo ridicolo. Continuando, così, quel regime di monopolio che non possiamo più consentire e che ha rappresentato una zavorra per lo sviluppo del Compendio.
La proposta dei Comuni, invece, stabilisce un prezzo di mercato, fissando una quantità equa, al fine di consentire
l’utilizzo della risorsa anche a soggetti diversi, proprio per evitare il monopolio e per incentivare la libera concorrenza.
Del resto, a fronte di fatturati di diversi milioni di euro (solo nel 2020 sono circa 5 milioni di euro), il corrispettivo di 373mila euro (portato a 90mila per il 2021), non appare così elevato, anzi.
Comprendiamo, che è molto più conveniente, per un’impresa, registrare fatturati di milioni di euro per 4 o 5 mesi di attività e versare un corrispettivo di circa 40mila euro. Ma non è francamente possibile. È più giusto e legalmente corretto, pagare un corrispettivo equo e lavorare per tutto l’anno o quasi e, comunque, non per 4 o 5 mesi.
Aumentando il periodo di attività si arriverebbe ad uno sfruttamento più uniforme della risorsa termale e (oltre ad essere ampiamente sufficiente il quantitativo di 25 litri al secondo di acqua erogata) aumenterebbe anche il livello
occupazionale”. Tripicchio e Rocchetti nel corso del proprio intervento, attenzionando i livelli occupazionali, affermano inoltre:
“Quella parte dei lavoratori della Sa.Te.Ca che si sta scagliando contro i Comuni di Acquappesa e di Guardia Piemontese e contro la Regione Calabria, dovrebbero a questo punto ed a nostro avviso, fermarsi e riflettere con onestà intellettuale.
Capirebbero, così e con dati e documenti alla mano, che la stagione termale 2021 potrebbe tranquillamente partire e che, ormai, tale decisione dipende solo ed esclusivamente dalla Sa.Te.Ca.
È alla società che dovrebbero rivolgersi e non alle Amministrazioni comunali e né, tantomeno, al Presidente Spirlì ed all’Assessore regionale Orsomarso, che -Concludono- come è chiaro, hanno fatto tutto il possibile per consentire la prosecuzione delle attività per la stagione attuale”.