“La difesa di un bene comune, che è ciò che sono le Terme Luigiane, rappresenta una battaglia di civiltà e di difesa di quelli che sono diritti inalienabili ed è per questo che, all’ennesimo racconto mistificatorio, da parte della Sa.Te.Ca., rispetto ai gravi accadimenti di ieri, i Comuni di Acquappesa e di Guardia Piemontese, ritengono, questa volta, di rispondere con i numeri, che non mentono mai, sono dirompenti ed inconfutabili e smascherano la montagna di bugie sulle quali si è sempre trincerata questa società, che non facendo assolutamente beneficenza, ha svolto attività a scopo di lucro.
D’altronde, gli inqualificabili e provocatori comportamenti tenuti, ieri, dai legali rappresentanti della società, dal loro avvocato e da un manipolo di dipendenti – branditi dalla Sa.Te.Ca. quale unico scudo all’illecita ed ingiusta detenzione di beni pubblici – si commentano da soli, attraverso la visione delle riprese audio-video effettuate.
In ordine a quanto accaduto, ad ogni modo, sono state informate le Autorità competenti, in primo luogo la Procura della Repubblica di Paola.
Ma torniamo ai numeri:
La Sa.Te.Ca. è stata gestore del compendio termale dal 1936 al 2016, per una durata di 80 anni. Caso unico nella storia del diritto nazionale ed europeo. Per questa gestione – ma, soltanto, negli ultimi anni, versava, ai Comuni di Acquappesa e di Guardia Piemontese, un canone annuo di 43mila euro. Di questi, circa 25mila erano e sono versati, dai Comuni, alla Regione Calabria, per la concessione. L’utile dei Comuni, rispetto alla subconcessione, è, pertanto, di circa 18mila euro.
L’Azienda Sanitaria Provinciale, per l’anno 2018 (ultimo dato disponibile), ha acquistato, dalla Sa.Te.Ca., prestazioni termali in convenzione per la complessiva somma di euro 2.717.065,52 (oltre 2 milioni e 700mila euro). A tale cifra, devono essere aggiunte le prestazioni termali a pagamento (fuori convenzione), stimabili (il dato è in corso di verifica), anch’esse, in circa 2.700.000,00 euro.
La Sa.Te.Ca. dice di preoccuparsi della sorte di 250 lavoratori (vorremo sapere, quanti, di questi, sono in possesso delle qualificazioni imposte dalla legge per l’esercizio dell’attività lavorativa in centro termale), ma ha dichiarato, allo Stato, per l’anno 2020, un numero di addetti medio pari a 44.
Ne consegue, che, la società, dovrebbe spiegare, alle Autorità ed alla collettività, dove sono finiti gli altri 206 lavoratori di cui parlano.
In definitiva, ci troviamo di fronte ad una società, che, ai Comuni, paga 43mila euro annui, mentre, soltanto dalle prestazioni convenzionate con l’Asp, ricava oltre 2milioni e 700mila euro (sempre annui). E non vogliamo inserire, nel calcolo, la somma delle prestazioni effettuate a pagamento.
Inoltre, aggiungiamo, tra le uscite della Sa.Te.Ca., circa 500mila euro (e vogliamo essere buoni) su 250 lavoratori (ma sono 44, quelli medi dichiarati), assunti, per assurdo, per 12 mesi (ma sappiamo, che così non è).
Rispetto ad uscite per investimenti, almeno nel compendio che hanno avuto in gestione per 80 anni, non ne abbiamo contezza.
Dunque, arriviamo ad una differenza, in attivo, di circa 2.174.065,52 euro (oltre 2 milioni di euro), senza tener conto di almeno altri 2 milioni di euro di ricavi rispetto alle prestazioni elargite a pagamento.
A questo importo annuo, possiamo magari togliere qualche spesa di manutenzione per le strutture di proprietà della Sa.Te.Ca. (sicuramente non per il compendio, abbandonato, vergognosamente, all’incuria ed al degrado) e ad altre voci varie ed eventuali.
Comunque, è ben chiaro che, moltiplicati gli importi in entrata (al netto delle uscite), non certo per 80 anni, ma almeno per gli ultimi 10 anni, arriviamo a disvelare il tesoro della Sa.Te.Ca.
Un tesoro, che è sufficiente non solo a pagare lo stipendio per questi fantomatici 250 lavoratori ma, addirittura, mette al sicuro le famiglie di questi ultimi per almeno 3 generazioni!
Sono numeri che parlano da soli. Numeri, che sono però utili a suscitare reazioni, anche se, in questo caso, l’unica parola per esprimere questi turbamenti è una: vergogna”.

I sindaci dei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese.

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