Era il 4 dicembre 2018 quando, alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose, si tenne una sfarzosa cerimonia per celebrare l’avvio dei lavori per la realizzazione di un cavalcavia nel comune di Sellia Marina.
Una giornata di festa, per la posa della prima pietra e per la presenza dell’allora Governatore Oliverio, dei vertici di RFI, dell’impresa Morfù e, ovviamente, del Sindaco Mauro.
Incombevano cruciali campagne elettorali e non ci si poteva certo preoccupare dei dettagli.
Certo alcune località sarebbero rimaste completamente isolate a causa della fretta ma, parafrasando un antico adagio, chi è senza consenso …posi la prima pietra.
Che in quell’appalto ci fosse lo zampino della n’drangheta lo sapevano tutti, ma non c’è più sordo di chi non vuol sentire.
Avevamo presentato – sostiene Francesco Di Lieto del Codacons – una denuncia anche nei confronti dell’impresa che si era aggiudicata l’appalto per l’ammodernamento della tratta ferroviaria ionica, per un valore di svariati milioni di euro, ovvero la Morfù Srl.
Spiegavamo alle “massime autorità civili, militari e religiose” come quella società sarebbe infiltrata dalla ‘ndrangheta.
Avevamo chiesto “precisi chiarimenti” a Rete Ferroviaria Italiana, alla Regione Calabria, all’ANAC ed alla Procura, per comprendere come si potesse far finta che nulla fosse mai accaduto.
Non solo chiarimenti, ma anche delle precise garanzie.
Perché “laddove fosse vero quanto sostiene l’Ufficio di Procura – prosegue Di Lieto – ci troveremmo dinnanzi ad un duplice problema. Infatti quando si concede un appalto ad imprese che parrebbero legate alla n’drangheta, i risultati sono devastanti. Sia per quanto attiene la legalità violata, con imprenditori onesti ridotti in miseria mentre il denaro pubblico finisce proprio per alimentare la criminalità; sia per quanto attiene la sicurezza delle opere e dei Cittadini.
Eppure un anno addietro erano tutti a brindare.
Addirittura il Sindaco di Sellia Marina lo definì “un giorno di festa”, dispensando ringraziamenti per un’opera che “è un sogno per i selliesi. Un sogno che finalmente si realizza”.
Siamo nel 2020 e di quel sogno, rimane soltanto la prima pietra.
Ma allora perché tanta fretta per far partire qualcosa che, come abbiamo potuto constatare, non è mai neppure iniziato? Un mistero gaudioso. L’aspetto divertente della vicenda è che, in singolare concomitanza con le tornate elettorali, come le famigerate VACCHE DI FANFANI, apparivano nuovi mezzi per illudere i Cittadini su un imminente inizio dei lavori. Ovviamente finite le votazioni e raccattato il consenso, come per magia, esattamente come quelle vacche, i mezzi sparivano e la pietra restava desolatamente sola. Rimane il dilemma di chi avrà il coraggio di svegliare il Sindaco e tutti coloro che hanno benedetto quella “prima pietra”. Infatti il TAR del Lazio a quella stessa impresa ha revocato un appalto di 5 milioni di euro per lavori da eseguire sull’Autostrada del Mediterraneo, perché si tratta di una azienda sotto sequestro giudiziario per vicende di ndrangheta. A quelle stesse Autorità che hanno “benedetto” un’impresa “chiacchierata” – conclude Di Lieto – vorremmo ricorda come si possono ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non è possibile prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo.
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