Nei giorni scorsi abbiamo appreso che l’on. Luigi Incarnato è stato nominato commissario liquidatore di SoRiCal per le “competenze acquisite” nel settore idrico nei 5 anni, 2005-2010, in cui ha ricoperto l’incarico di assessore regionale ai Lavori Pubblici.
Per il bene dei calabresi confidiamo che tali competenze non abbiamo nulla a che vedere con quelle acquisite nella determinazione degli adeguamenti tariffari applicati ai comuni calabresi, settore nel quale non ha certo brillato.
L’assessorato del futuro commissario liquidatore di SoRiCal – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – ha avuto inizio il 2 maggio 2005 ed appena tre mesi prima, esattamente il 2 febbraio 2005, la Regione aveva deliberato una “procedura di adeguamento della tariffa” da applicare ai comuni.
Procedura non legittima – precisa Di Lieto – perché la normativa nazionale prevedeva che gli adeguamenti delle tariffe idriche dovessero essere determinati mediante procedure statali.


Un bel dilemma per il neo assessore, che a giugno 2006, dopo un certosino approfondimento della questione, optò per la grande “mossa”.
Un clamoroso ricorso per legittimità costituzionale al fine di avocare alla Regione la competenza degli adeguamenti delle tariffe.
L’on. Incarnato era così sicuro nell’accoglimento del ricorso da convincersi che gli aumenti potessero essere determinati non solo dalla Regione ma finanche da SoRiCal.
Tanto che non batté ciglio quando gli aumenti delle tariffe da applicare ai comuni per il 2008 furono decisi da SoRiCal.
Purtroppo per Incarnato la Corte Costituzionale a luglio 2009 ribadì “l’esclusiva competenza dello Stato” nel determinare le tariffe, rigettando il ricorso della Regione Calabria.
Poiché le sentenze della Consulta andrebbero rispettate, l’on. Incarnato aveva l’obbligo di annullare tutti gli adeguamenti dichiarati illegittimi e ricalcolare i giusti importi in base alle norme statali vigenti.
Purtroppo la sentenza della Corte Costituzionale non è stata rispettata e le tariffe rimasero quelle (illegittime) stabilite non dallo stato ma dalla Regione e dalla stessa SoRiCal.
L’assessorato di Incarnato si è concluso il 28 marzo 2010 con un dubbio tuttora irrisolto: avrà fatto in tempo a leggere la lettera di SoRiCal (25 marzo 2010) con la quale la stessa società adeguava le tariffe per l’anno 2010 inserendo oltre 34 milioni di euro di investimenti “previsti”, ossia “ipotizzati” ?
Forse altro epilogo avremmo avuto se fosse continuato l’assessorato del futuro commissario di SoRiCal.
Nel dicembre del 2011, infatti, la sezione regionale della Corte dei Conti ha ribadito che la competenza per gli adeguamenti delle tariffe idriche è esclusiva dello Stato, che la SoRiCal non poteva stabilire gli adeguamenti tariffari e che la normativa di riferimento era proprio la delibera CIPE 117/2008.
Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
E che dire se l’assessorato fosse durato un pó di più, almeno fino al febbraio del 2012, quando il Comitato di consulenza giuridica della Giunta regionale scrisse che gli adeguamenti delle tariffe idriche dovevano essere determinati in base alla delibera CIPE 117/2008 e che dovevano essere operati i conguagli (a favore dei comuni) tra “le tariffe concretamente applicate e quelle scaturenti da una corretta applicazione della delibera CIPE n.117/2008”.
Perché il punto fondamentale è proprio quello indicato dal Comitato giuridico – incalza Di Lieto – e cioè che l’importo fatturato ai comuni nel tempo, è stato nettamente superiore a quello scaturente dalla corretta applicazione delle norme vigenti.
Dunque i 5 anni, 2005-2010, durante i quali l’assessore ai lavori pubblici Incarnato avrebbe maturato competenze tali da portarlo alla nomina di commissario liquidatore di SoRiCal, non sono stati fortunati per lui e per i calabresi.
Proprio in quegli anni sono stati infatti determinati adeguamenti tariffari in maniera illegittima, come certificato da un semplice “giudice di periferia” ovvero la Corte Costituzionale, che hanno pesato, pesano e peseranno sulle tariffe, se non si porrà rimedio.
Ed è per queste ragioni che il Codacons ha interessato sia la magistratura che l’Autorità garante.
Auspichiamo che qualche sindaco rivendichi le somme corrisposte in più dai propri cittadini, per il pagamento dell’acqua potabile.
E’ necessario, perché i calabresi hanno pagato e pagano a caro prezzo queste “competenze”.