di Alessia Bausone*
Oggi il senatore Nicola Morra rappresenta di certo il gran boicottatore della campagna elettorale del M5S per le elezioni regionali calabresi. Lo aveva già fatto, direi con più garbo, in occasione delle elezioni amministrative di Cosenza, mettendo il suo zampino anche a Crotone, Rende e ovunque fosse possibile evitare che il Movimento potesse entrare in qualsiasi istituzione.
Io stessa chiesi lumi su questa cronostoria politica di Morra e, da un lato, c’è stato chi attribuiva queste azioni ostruzionistiche a motivi di personale egocentrismo e volontà di predominio della scena e dell’azione politica del M5S calabrese, dall’altro lato, c’è stato chi ha tirato fuori l’ipotesi di una sua storica vicinanza con la famiglia cosentina dei Gentile, notoriamente facenti parte di altri schieramenti.
Certo, dai sondaggi pre elezioni politiche 2018 l’unico collegio uninominale dato per certo al M5S era quello di Cosenza presidiato e opzionato da Morra e nessun osservatore si è immaginato l’exploit calabrese che poi c’è stato con la conseguente impennata di truppe parlamentari.
Ecco perché l’azione di boicottaggio di Morra in questa campagna regionale è stata meno “garbata” e più “sputtanata” del solito, conclusasi a Cosenza ieri con una conferenza stampa tenuta da quattro suoi adoranti seguaci che si sono limitati a leggere le comunicazioni scritte fatte pervenire loro dall’assistente dello stesso Morra, Dario Elia in cui chiedevano le dimissioni del coordinatore regionale Paolo Parentela. Un teatro di burattini sicuramente triste, ma indicativo del fatto che tra le due ipotesi che ho citato c’è dell’altro.
Nell’aprile 2018 il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto scriveva pubblicamente su Facebook: «Se mi girano, il grillino posso farlo anche io denunciando pubblicamente anche le porcherie di chi pensa forse (sic) di essere diventato un grande politico», oltre a definire Morra «un individuo che ha commesso schifezze personali» e di aver un sacco di scheletri nell’armadio. Il successivo 11 settembre lo stesso Occhiuto scriveva, sempre su Facebook: «Da quel che mi dicono (ma io non voglio crederci), un suo stretto congiunto esercita addirittura le sue attività imprenditoriali spesso in società con soggetti in odor di mafia. Ognuno ama la giustizia a casa d’altri».
E dopo la ben nota conferenza stampa dello scorso maggio 2019 di Jole Santelli con Giorgio Mulè e Roberto Occhiuto dove accusavano il Presidente dell’Antimafia di utilizzare il suo ruolo per fini personali e di aver creato «una struttura inquirente parallela allo Stato», il fratello del sindaco di Cosenza affermava in un post su Facebook che Morra «invece di rivolgersi a me per rispondermi nel merito, parla di mio fratello. Bene, allora la prossima volta anch’io, invece che rivolgermi a lui, parlerò di suo figlio».
Ecco perché a fronte di chi chiede l’espulsione di Morra dal M5s, io penso che lui stesso debba chiedere aiuto qualora si trovi in condizioni che non lo rendono libero personalmente e politicamente come presidente di una importante commissione bicamerale, come senatore e come calabrese. Il M5s è plurale, inclusivo ed è nato per spezzare le catene. Se lui le ha, lo aiuteremo ad uscirne.
*già candidata M5S in Calabria