SCALEA NON PUÒ SCEGLIERE DI VOLARE BASSO, SONO A RISCHIO I SERVIZI ESSENZIALI DI TUTTO L’ALTO TIRRENO
Negli ultimi tempi sembra che tutti i servizi essenziali dell’Alto Tirreno debbano essere messi in discussione. Si è cominciato con l’Ospedale di Praia a Mare nel 2012 e la sezione staccata del tribunale nel 2013 per continuare in tempi più recenti con la sede INPS, il Poliambulatorio ASP, fino alle notizie di questi giorni circa la soppressione della fermata del Frecciargento e, soprattutto, l’esclusione di tutta la tratta del Tirreno cosentino dalla progettazione dell’alta velocità ferroviaria, che dalla Basilicata in poi sembra virare direttamente su Cosenza tagliando di netto tutta la fascia costiera.
Questo nuovo indirizzo politico, volto ad impoverire ulteriormente il nostro territorio, costituisce, sul piano storico, una chiara controtendenza rispetto ai periodi precedenti che, dagli anni settanta in poi, ci avevano visti destinatari di sufficienti attenzioni in ogni ambito, dallo stesso settore sanitario, che con l’Ospedale di Praia a Mare ed il Poliambulatorio di Scalea offriva presìdi sicuri ed affidabili, ai servizi giudiziari, con l’istituzione della sezione distaccata di tribunale in luogo della Pretura di Scalea nel 1998, alle infrastrutture viarie, come il potenziamento della Stazione FF.SS. di Scalea e l’istituzione delle prime fermate dell’alta velocità, fino alla progettazione ed al finanziamento di grandi infrastrutture quali la Scalea-Mormanno, l’Aviosuperficie di Scalea, gli approdi portuali di Scalea, Diamante e Praia-Tortora.
Tuttavia, passato il primo decennio del nuovo millennio, qualcosa sembra essersi incrinato in senso opposto, probabilmente a causa dei postumi della crisi economica del 2008 che, come in ogni situazione di privazione, ha messo a dura prova i rapporti e gli equilibri politici e finanche il rispetto dei territorio e dei diritti fondamentali, per i soliti tentativi di tirare la coperta corta tutta da una parte.
Eppure nel nostro caso, quantomeno per gli eventi più recenti, forse non si tratta solo di scelte prese d’imperio dalla politica accentratrice del capoluogo; forse si tratta anche di conseguenze di un nostro atteggiamento passivo o rinunciatario rispetto alla volontà di sviluppo del territorio.
Le scelte sulle fermate del Frecciarossa o sull’alta velocità nella nostra Regione non derivano soltanto da una volontà politica poco attenta alle nostre esigenze, ma anche da valutazioni aziendali circa le potenzialità di sviluppo delle varie aree territoriali. Sotto questo punto di vista è chiaro che c’è grande differenza tra la valutazione di un territorio dotato di collegamento con l’autostrada, di porto turistico e di aviosuperficie, rispetto ad un territorio che a queste cose ha rinunciato quasi espressamente.
Qui non si tratta di sostenere gli interessi particolari sui singoli progetti, che in ogni caso dovrebbero essere gestiti da chi ha incarichi di governo, ma di sostenere una visione positiva ed innovativa del territorio, che, si sa, è l’unica via per incoraggiare nuovi investimenti ed ulteriore crescita, mentre la rinuncia e l’autolimitazione portano all’impoverimento ed alla depressione.
Questa logica, purtroppo, si manifesta anche nei servizi pubblici, anch’essi gestiti sulla base di valutazioni aziendali oltre che per i soliti rapporti di forza della politica. I tentativi di sottrarci i maggiori servizi pubblici ne sono l’esempio, e non è detto che gli argini sinora opposti possano reggere a lungo.
Tutto questo per dire che, a nostro avviso, Scalea ed il territorio circostante non possono permettersi il lusso di volare basso, di accontentarsi o di rinunciare allo sviluppo in servizi ed infrastrutture avviato nei primi anni del millennio, perché per questa via si scoraggiano nuovi investimenti e si mette a rischio anche la permanenza dei servizi attualmente disponibili. È il principio evangelico del dare a chi ha e togliere a chi non ha, funziona così dalla notte dei tempi, e nessuno di noi può permettersi di far finta di non saperlo.
Gruppo consiliare “Per Scalea”