Di Maria Lombardo
“Lotta alla mafia, un impegno a cui dedicherò ogni mia energia, con ogni mezzo necessario! Purtroppo la mafia non è confinata in una città ma in tutta Italia. Cari bastardi mafiosi è finita la pacchia, anche per voi… Avete finito di fare affari in Italia. Ringrazio le forze dell’ordine che stanno arrestando da Nord a Sud”. Matteo Salvini, munito come di consueto del suo inseparabile telefono, ha pubblicato un video su Facebook collegandosi dall’ampio podere che fa da corollario ad una villa nelle campagne attorno a Siena, prima appartenente ad un esponente di spicco della criminalità organizzata e successivamente sottratta dallo Stato mediante un provvedimento di confisca. ”Sono in un’azienda agricola – rende noto il titola del Viminale – di ben 700 ettari di terreno con piscina sequestrata più di 20 anni fa ad un boss mafioso che era venuto qui a godersela e a spassarsela. Questa villa è stata trasformata in un agriturismo. Qui c’è lo Stato che vince sulla mafia. Ci sono tanti beni, ben 15mila sequestrati, che vanno riutilizzati bene e in fretta”. Fa un caldo qui, sarebbe bello farsi un bagno nella piscina alla faccia del boss – lo sbeffeggia il ministro dell’Interno, il quale, poi, rivolge un ”messaggio chiaro ai ‘bastardi mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti: l’Italia non sarà più il vostro Paese. Dedicherò ogni mia energia, giorno e notte, per combattere via per via, negozio per negozio, azienda per azienda, provando a sequestrarvi anche le mutande che portate addosso. Voglio un’economia sana e trasparente. Rendo onore alle tante persone, ai tanti magistrati e giornalisti che stanno rischiando la vita”. Io – rimarca il vice presidente del Consiglio dei ministri – sono per l’antimafia dei fatti, di Falcone e Borsellino per intenderci, non l’antimafia delle chiacchiere e degli show televisivi. Con tutti i miei limiti, senza essere superman, sappiate che il ministro è a vostra disposizione. La mia prossima missione sarà in Calabria”. Queste le parole che Salvini ha ripetuto a Palmi nel Reggino durante la visita ai beni confiscati al clan Gallico e che diverranno stazioni di polizia.