Fermiamoci o sarà un bagno di sangue!
Cosa impedisce al centrosinistra calabrese di ritrovare le ragioni dell’unità?
E’ la domanda che drammaticamente ci rivolgono i calabresi che non si rassegnano all’idea di una vittoria a tavolino della destra targata Spirlì. Quella destra che ignora Gino Strada e che ha prodotto macerie in un lasso di tempo assai breve, e cioè da quel drammatico 15 ottobre. Neanche un anno, per cui è davvero triste immaginare la Calabria dopo un’intera legislatura. In questo quadro il centrosinistra calabrese è ancora fermo allo schema fallimentare che portò alla scelta di Callipo. Anzi, quel quadro si è aggravato per via delle ulteriori divisioni che in due anni non sono state sanate. Né può essere gettata la croce sui commissari: così come in sanità, i commissari rappresentano l’alibi per la classe dirigente calabrese che non ha respiro, né visione, ma solo l’obiettivo di auto conservarsi mimetizzandosi e scaricando le proprie responsabilità.
In questi mesi abbiamo tentato sempre di agevolare dialogo, di contenere rancori, di mitigare risentimenti. Su questo non abbiamo registrato grandi entusiasmi, né abbiamo percepito la volontà di chiudere una fase ed aprirne una nuova su pochi punti che avrebbero definito l’azione politica dei riformisti calabresi. Il timore di perdere posizioni di privilegio personale, magari strappando con i denti un seggio in consiglio regionale, è prevalso sulle ragioni della politica. Nelle divisioni le colpe sono sempre a metà, nell’unità i successi appartengono a tutti.
Il campo del centrosinistra è a pezzi: tre autorevoli candidati votati ad una sonora sconfitta a tavolino che sarà un vero e proprio bagno di sangue con sullo sfondo la grave responsabilità di spalancare le porte ad un modello di governo già sperimentato, drammaticamente, in pochissimo tempo.
Nelle sezioni che abbiamo frequentato da giovanissimi vigeva la regola aurea della “pari dignità”, espressione geniale, che aveva un valore morale riferito all’etica della reciprocità. Se solo riuscissimo e recuperare questa semplice regola probabilmente troveremmo le ragioni dello stare assieme, ragioni che i calabresi apprezzerebbero perché afferenti alla responsabilità che ogni dirigente politico dovrebbe assumere. Serve una mossa, non lo stallo, serve audacia e sagacia, responsabilità e serenità. Personalmente coltivo ancora la speranza di rivedere uniti i riformisti calabresi.
Giuseppe Aieta, consigliere regionale della Calabria.