Di Settimio Aló
A pochi giorni dalla tornata elettorale che a Fiumefreddo ha visto imporsi Rosario Barone, escludendo il carro dei vincitori, a quanto pare di entusiasmi in giro per il bel borgo cosentino, se ne colgono ben pochi. Ovviamente di parte contrapposta politica ma non solo; non si è trovato un accordo in modo da comporre due e non tre liste elettorali, non si sono trovati alcuni equilibri per la soluzione di problemi essenziali per il paese, fino al saluto romano, divenuto oggetto di critica nazionale, alla candidatura con lo stesso Barone, di tre figure, precedentemente referenti della locale proloco, a parer di molti la scelta più inopportuna di tutta la campagna elettorale.
“Dopo un’ approfondita riflessione sul dato uscito dalle urne dello scorso 26 maggio, non possiamo che prendere atto di un’inaspettata sconfitta elettorale, si legge nella nota di Progetto Fiumefreddo, almeno in ordine al quorum raggiunto. Tuttavia, una sconfitta è un punto di ripartenza, o tale dovrebbe essere, come una esperienza per uscire con un morale alto e ancora più vigoroso. Non vi è quindi alcun dubbio circa la continuità della nostra azione politica e sociale perché lo sentiamo doveroso nei confronti della nostra comunità.
Evidentemente, però “Progetto Fiumefreddo”, si è ritrovato nella morsa di “ancestrali” lotte per il potere locale che pensavamo finite con la fallimentare amministrazione precedente, ma ancora una volta la comunità è stata sopraffatta dall’irresistibile richiamo dello strapotere e quindi da quella continuità storica politica che ha avuto inizio nel 2004, e che ancora, nonostante le molteplici disfatte e danni arrecati in ordine all’emigrazione e alla degenerazione del tessuto sociale ed economico, continua imperterrita a condizionare la nostra vita”.
L’analisi che descrive Progetto Fiumefreddo, oltre che propria, potrebbe essere quella di moltissime realtà, paesi vicini e lontani che sperano nei cambiamenti, li invocano ma non li votano e non li eleggono. “Questa continuità politica è stata riaffermata, prosegue la nota, da alcune strategie con cui si è condotta la campagna elettorale, tant’è che nelle ore precedenti al voto, figure influenti legate da una univoca appartenenza si sono mobilitate forzando la mano dell’elettorato al fine di evitare una sconfitta certa. Pensavamo, inoltre, che dopo la peggiore compagine politico-amministrativa della storia fiumefreddese, i cittadini fossero stanchi delle solite famiglie, e votassero per un rinnovamento; non è stato così, un rinnovamento solo di facciata, un cambio della staffetta con l’ausilio della Pro-loco o meglio della ormai “Pro-domo sua”. Nonostante la nostra sconfitta, siamo convintissimi di aver condotto una campagna senza precedenti ispirata ai principi di moralità e libertà ed è per questo che la nostra missione “Progetto Fiumefreddo”, non può dileguarsi ma deve necessariamente continuare nella convinzione più assoluta”. Infine dopo i notevolissimi rumors, provocati dal saluto romano fatto dal balcone dell’ente da un nuovo eletto lista Barone, bravata o non bravata, tutti attendevano una presa di posizione del nuovo primo cittadino che non è arrivata. Era attesa un’esclusione e un allontanamento da consiglio comunale, almeno nelle speranze di una parte politica, non solo per l’immagine poco “simpatica” incassata da Fiumefreddo, soprattutto perché in quanto giudice di una corte di appello, Rosario Barone sindaco da una settimana, conosce meglio di chiunque norme, normative e legislazione che regolano tali episodi. Un precedente fastidioso, che costituirà una macchia ben visibile su uno staff politica che vedrà il suo esordio il prossimo 12 giugno nella prima seduta pubblica.