di Francesco Cirillo
E’ oramai libera dai vascelli dei pirati-pescatori , quella landa desolata che è il porto mancato di Diamante.
I vascelli dei pirati sono stati dissequestrati, dalla stessa procura di Paola, solo qualche giorno dopo il loro sequestro, e adesso, se ne sono andati via, tutti in altri porti. Il porto che non c’è da 15 anni, adesso è libero.
Ma libero per chi, per cosa, non lo si capisce davvero.
L’ultima lettera, scritta dall’Ing. Zinno, indirizzata al sindaco di Diamante ed al concessionario, pochi giorni prima del suo arresto è finita nel vuoto. Nella missiva, l’ing. Zinno, ancora agli arresti domiciliari, coinvolto nell’inchiesta sull’aviosuperficie di Scalea, intimava al concessionario, di iniziare i lavori entro 30 giorni e terminarli entro 60, pena la rescissione del contratto.
Sembrava la fine di un incubo, per i diamantesi, che avevano posto fiducia in questo ricco farmacista cosentino, che aveva preso a cuore i destini di questo ridente paesino della costa tirrenica. Poi si è scoperto che questo farmacista tanto ricco non era. Lo scoprì la commissione consiliare d’inchiesta, presieduta dal consigliere Pino Savarese. Il concessionario era sommerso da debiti fino al collo e aveva in corso un concordato fiscale, con la procura di Cosenza. Sconosciuta attualmente la sentenza decisa dalla corte, ma fatto sta che il concessionario a Diamante, nel periodo natalizio non si è fatto vedere.
Così come non si sono visti né ruspe, né camion, né operai al lavoro nella landa desolata che è quell’area diventata oramai una discarica a cielo aperto. Una discarica fatta da vari materiali edili e ferrosi, certificati dannosi dopo un’ispezione dell’Asp, a seguito di una denuncia fatta dal “Movimento popolare”, sorto proprio per risolvere l’annosa questione e far ridare l’area ai diamantesi. Su quell’area oramai libera da tutto, aleggia solo il vento freddo che sta spazzando tutta la costa tirrenica. Sul deserto lungomare, puntellato nella zona nord, resta il cartello dell’inizio lavori del porto, con i nomi dei tre ingegneri indagati da Gratteri, quelli di Zinno, di Veltri e De Caro.
Se questi tre galantuomini hanno fatto imbrogli sull’aviosuperficie di Scalea, sulla piazza Fera/Bilotti di Cosenza, e sugli impianti sciistici di Lorica, perché non li avrebbero potuto fare sul porto di Diamante ? Misteri della giustizia paolana, nei cui polverosi sgabuzzini, finiscono le denunce di cittadini ed associazioni che si occupano del territorio. Eppure di elementi per indagare su questa opera abbandonata e sui soldi spesi, senza alcuna rendicontazione consegnata al Comune di Diamante ce ne sarebbero. Forse ancora, dopo 15 anni, qualcuno sta indagando e sta aspettando il via da qualcun altro.
Il Procuratore Gratteri a Diamante c’è stato solo qualche settimana fa, all’indomani degli arresti sulle “lande desolate”. Il Procuratore conosce bene Diamante, cena sempre in uno dei migliori ristoranti della costa tirrenica, e dal tavolo dove si siede sempre, ben si vedono le macerie del porto. Si sarà chiesto cosa siano quei massi gettati a mare alla rinfusa ?
Il procuratore Gratteri è stato anche recentemente accompagnato dal senatore Magorno, ex sindaco di Diamante, dal 2007 al 2013, e quindi grande conoscitore dell’opera incompiuta, per la quale fece anche un clamoroso sciopero della fame, per protestare contro il mancato avvio dei lavori. Vuoi che non ne abbia parlato a Gratteri ? Sicuramente no, sono sempre argomenti spinosi dai quali è meglio stare alla larga. Così come è spinoso l’argomento Pd Calabria e Oliverio agli arresti domiciliari. Ne avrà parlato con Gratteri ? Intanto se n’è tenuto ben lontano. Non è andato a San Giovanni in Fiore a stringergli la mano, in solidarietà, né ha messo post sulla sua pagina Facebook, dove si parla di tutto, dal peperoncino, al cedro, agli ebrei, ma non di Oliverio.
Il governatore Oliverio ha delle responsabilità politiche sul porto di Diamante molto gravi. Ha sempre rifiutato di incontrare il Movimento popolare, che gli aveva mandato 1200 firme di cittadini diamantesi, per sollecitare tale incontro, evidentemente mal consigliato proprio dal Pd, che a Diamante ha una posizione filo Santoro, concessionario dell’area. Non ha partecipato, il gruppo Pd alle ultime votazioni in seno al consiglio, tendenti alla rescissione del contratto, dimostrando appunto la sua vicinanza al concessionario. Se due più due, fa quattro, è chiaro che è partito da Diamante l’ordine di non incontrare il movimento e non fare nessuna pressione su Zinno, perché rescindesse un contratto con un concessionario, oramai inadempiente, così come lo era quello sull’aviosuperfiice di Scalea.
Ora Oliverio, dovrebbe essere libero da Zinno e Magorno, e potrebbe sollecitare il nuovo dirigente del Rup, Ing. Pallaria, a prendere in considerazione la lettera fatta dal sindaco di Diamante, Gaetano Sollazzo, il 28 dicembre scorso, dove si chiede un incontro urgente e di nuovo la rescissione del contratto e la restituzione dell’area al comune di Diamante.
Ma fra i vari silenzi, bisogna anche considerare quelli di tutti i politicanti passati da Diamante. Tutti a dire che la questione porto era una questione vergognosa e tutti a dire di essere pronti a risolvere la questione. Lo ha fatto, il pentastellato on. Misiti, che ha ricevuto tutta la documentazione sul porto, che ha poi consegnato al Ministro Toninelli, il quale aveva detto che sarebbe intervenuto personalmente sulla regione Calabria.