Mimmo Lucano potrà tornare a casa sua. Mancano indizi di “comportamenti” fraudolenti che il sindaco sospeso di Riace, avrebbe “materialmente posto in essere” per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con “collegialità” e con i “prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”. Sono queste le motivazioni della sesta sezione penale della Cassazione, per cui potrebbe essere sospesa la misura cautelare del divieto di dimora, che era stata disposta dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Locri. L’udienza preliminare che stabilirà se l’ex primo cittadino dovrà essere rinviato a giudizio è aggiornata al 4 aprile. Il Viminale intanto ha deciso di costituirsi parte civile nell’eventuale processo.
I giudici di piazza Cavour, in particolare, ribadiscono nella sentenza depositata oggi – come già fatto la scorsa settimana con la sentenza su Lemlem Tesfahun, compagna di Lucano, per la quale è stata revocata la misura dell’obbligo di firma – la “correttezza” delle argomentazioni del Riesame di Reggio Calabria relative all’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina contestato al sindaco di Riace, per cui viene sottolineata “la gravità del panorama indiziario”. Lucano però avrebbe agito solo per aiutare la compagna, per far sì che il fratello di lei la raggiungesse in Italia. Ma in questo caso i giudici della Suprema corte avrebbero tenuto conto della relazione affettiva tra i due, e si sarebbe trattato di un caso isolato. Smontato quindi l’impianto accusatorio relativo ai presunti matrimoni di comodo tra immigrati e concittadini.
Quanto alla gestione dei rifiuti, al contrario, l’ordinanza del Riesame “non si sofferma sulla valutazione di un profilo rilevante ai fini dell’apprezzamento del requisito della gravità indiziaria – osserva la Cassazione – esaminando quali altre imprese in quel territorio, oltre le cooperative sociali affidatarie per anni del servizio, avrebbero potuto in quel momento svolgerlo, tenuto conto della conformazione del centro storico del Comune interessato e delle specifiche caratteristiche dell’attività che di quel servizio costituiva l’oggetto”.
In pratica, secondo i giudici, “non emergono con la necessaria chiarezza di analisi gli atti o i comportamenti che l’indagato avrebbe materialmente posto in essere per realizzare in concreto una serie di condotte che, allo stato, paiono solo assertivamente ipotizzate e le cui note modali, peraltro, non vengono sotto alcun profilo tratteggiate, rimanendo addirittura contraddette dalla connotazione di collegialità propria di tutti gli atti di affidamento e dalla dedotta circostanza di fatto relativa alla pacifica presenza in ciascuna delle pertinenti delibere amministrative adottate nel corso della procedura seguita dai competenti organi municipali dei prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”.
Sul punto, dunque, il Riesame, conclude la Cassazione, dovrà “eliminare i rilevati vizi e colmare le lacune della motivazione”.
“La Corte di Cassazione ha riconosciuto che il sindaco di Riace Mimmo Lucano non ha frodato nessuno, ha unicamente agito in nome della solidarietà”. Lo sostengono in una nota Maurizio Acerbo e Stefano Galieni, Segretario Nazionale e Responsabile Immigrazione di Rifondazione Comunista, Sinistra Europea. “Dopo 6 infernali mesi in cui è stato prima costretto agli arresti domiciliari e poi è stato esiliato dal suo paese, divenuto in Europa e nel mondo, modello di accoglienza e fratellanza, Mimmo Lucano potrà finalmente tornare a casa. Ma alla gioia che proviamo si accompagna la profonda indignazione contro chi ha scientemente distrutto una esperienza unica. Riace ripartirà e Rifondazione Comunista, insieme al vasto mondo solidale e antirazzista sarà ancora con Mimmo Lucano, ma ora è giusto che chi ha causato questi danni ne paghi anche politicamente le conseguenze”, hanno detto.