Di Saverio Di Giorno
Davvero si è dato troppo poco peso agli avvenimenti calabresi e troppo a quelli emiliani. Più le cose evolvono e più sembra che in Calabria già da tempo si cristallizzava il sistema di potere Salvini – Renzi che si preparava a eliminare politicamente e forse in alcuni casi giudiziariamente il precedente. Si sono trovati esperimenti e alleanze che ora sembrano delinearsi a livello nazionale. E lo si è fatto in una cena di cui ci si era già occupati…
Più di un anno fa. Il ristorante è “La lanterna”, luci soffuse e sguardi amichevoli. Le indiscrezioni mormorano di 600 euro a posto. Ovviamente tutto offerto, tutto pagato. Da chi? Da chi aveva organizzato la cena e cioè dall’associazione “fino a prova contraria”. Il tema centrale, infatti, è il garantismo. SI parla di riforma della giustizia. E ne parlano politici, imprenditori e magistrati. Molti imprenditori, alcuni politici e alcuni magistrati.
Bisogna sottolineare alcuni perché altri come De Raho l’avevano ritenuto inopportuno. Davigo nemmeno secondo alcuni aveva gradito. Allora chi c’era? Gratteri, Salvini e Boschi. Il giglio magico renziano era tutto presente, insieme a Salvini l’ex ministra Paola Severino, e i ministri (ormai ex) leghisti Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana che conversa pacatamente con il procuratore Nicola Gratteri. Oltre a lui il procuratore di Palermo Lo Voi (quello che si era occupato del caso Diciotti!).
Praticamente la fotografia a distanza di un anno di chi avrebbe votato contro la riforma della prescrizione di Bonafede. Prove tecniche. E la riforma di Bonafede non cade a caso in questo discorso perché a quel tavolo si parla proprio di garantismo. “Siamo stati da sempre garantisti” dicono i leghisti, e poi c’è l’opinione (riportata) di Gratteri che dice che non preferirebbe iniziare la riforma dalla prescrizione, ma puntare sull’informatizzazione. Salvini dice che vuole processi più veloci.
L’opinione del procuratore di Catanzaro sembra essere abbastanza in linea con quella detta con foga a Di Martedi quando ha ripetuto l’importanza dell’informatica e che dopotutto è sempre meglio di niente e magari serve a spingere ad altro. E probabilmente però oggi non si troverebbe cosi d’accordo con i suoi commensali. Da quel gennaio 2019, infatti, sono passate alcune foto fondamentali. L’appoggio della Lega all’azione di Gratteri in Calabria e addirittura un incontro con Salvini in piena campagna elettorale.
Non solo ma nel frattempo Renzi, ha fondato Italia Viva e tutta una serie di figuri molto chiacchierati ci si sono fiondati dentro. In Calabria il referente è l’ex parlamentare PD, Magorno. Proprio il parlamentare che aveva mollato l’ex governatore Oliverio mentre Gratteri portava avanti Lande Desolate, e si apprestava a farsi fotografare accanto allo stesso procuratore in un incontro a Diamante.
Giochi di potere che in Calabria si sperimentavano. Chi ha avuto il fiuto di capire da che parte tirava il vento ha spiegato le vele e ha salpato gli altri sono rimasti incastrati e abbandonati come Bossio, Adamo e probabilmente uno eccellente come Gentile (abbandonato da Scopelliti). Perché il sistema che cerca di instaurarsi è trasversale esattamente come quello che lo ha preceduto e ha governato fino a ieri. E qualsiasi sistema di potere non può che essere tale.
Non è certo un mistero che Salvini abbia voglia di levarsi dai piedi tutto l’entourage che ancora fa capo a Berlusconi. In Calabria è stato chiaro anche se l’opera non gli è riuscita completamente.
Prima che lo si insinui non si vuole certo pensare che le azioni di Gratteri siano state pensate per delegittimare se non altro, solo determinate persone. Non stiamo certo dando ragione all’on. Bossio. D’altra parte Gratteri ora ha un’opinione distante dai suoi ex-commensali sulla riforma (la accetta con riserva) quindi siamo sicuri che presto interverrà anche sulla situazione di Cosenza. Ad esempio tramite il processo Passepartout dove indagato risulta anche Borgia un amico di Renzi, oppure che porterà avanti i dubbi che lui stesso ha sollevato qualche mese fa sulla situazione giudiziaria e infine che farà anche chiarezza su chi è quell’uomo del PD intercettato nell’inchiesta Frontiera (pochi mesi prima che Gratteri si insediasse) vicino al clan Muto sul quale poi con un omissis è calato il silenzio.