Di Antonello Troya
Di una cosa siamo certi: se in Calabria si continua a mettere la polvere sotto il tappeto non andremo da nessuna parte. Se qualcuno continua a pensare che l’exploit del M5s sia dovuto ad operazioni di alto livello politico, può stare tranquillo: il dato percentuale è la risposta al malcontento che si è avvertito in questi anni. Una risposta alla malapolitica dei partiti. Passato il santo passerà anche la festa se i leader calabresi del movimento non daranno risposte certe ai territori. Dei nostri rappresentanti non ricordo un intervento politico, diciamo di spessore. Un’analisi del voto o prima delle consultazioni. Il silenzio regna sovrano. Si preferisce che nani che si credono giganti inviino screenschot per fermare la corsa alle parlamentarie. Si preferisce silenziare quando il candidato è “persona non gradita” in un determinato paese, dove non vige la regola dell’uno vale uno, visto che si erano impacchettati il loro bel candidato. Alla faccia delle regole sbandierate. Si preferisce intervenire in modo sollecito quando si scrive “coordinamento” in una nota stampa quando il coordinamento (per regola interna) non esiste. Per carità, lungi da me da mettere in discussione regole interne dettate da Grillo o Di Maio, ma si sbaglia ad ignorare un dato importante: il coordinamento c’è, esiste ed è formato dagli attivisti, quelli che vivono nell’ombra. Chiamalo come vuoi, ma esiste. Quelli che non sono consiglieri comunali e che quindi non possono aspirare (discutibile) ad incarichi dirigenziali. Sono quelli che sono veri, reali, non nani che si credono giganti e né ballerine di show. Sono quelli che ci mettono la faccia e che vanno via disgustati dagli incontri (quando ci sono) perché vige la regola del rancore, dell’odio viscerale, del nano che mette in discussione linee politiche e strategiche senza sapere nulla di cui sta parlando.
C’è il rischio che i nostri rappresentanti siano fagocitati dal sistema, quel sistema di cui si fa finta di ignorare l’esistenza e che invece sembrano conoscere bene: la democrazia interna va al di là del silenzio contaminante se si vuole superare questa inutile fase post voto. Silenzio che si sta sostenendo. Siamo disponibili ad un confronto. Superiamo le barriere. Apriamo agli attivisti. Quelli che ci hanno messo la faccia e che pretendono un atto di parità. Il Movimento deve crescere e strutturarsi sui territori. Dare l’immagine di una forza presente tutto l’anno e non con Meetup di 5 persone, che stentano a decifrare un pensiero politico adeguato. Vogliamo un incontro al mese con voi, rappresentanti istituzionali, per creare quegli spazi di dialogo necessari per far crescere, altrimenti si rimane nani e ballerine.
Il potere strutturato, se non si sa gestire, porta inevitabilmente ad una crisi. E il passo è breve. Non è una posizione di ostilità, la mia, perché il prezzo da pagare sarebbe molto alto, ma un consiglio affinché il patrimonio ereditato non faccia una fine ignobile. E noi non lo vogliamo. Vogliamo un leader. Questo si.
Uno degli Attivisti e sostenitori M5s