L’inchiesta sugli ospedali da incubo arriva in Calabria, Gaetano Pecoraro è stato in corsia sia a Locri che a Polistena. Lo stato delle strutture e la situazione dei concorsi è preoccupante. E per alcuni qui dietro c’è l’ombra della ‘ndrangheta
L’inchiesta de Le Iene sugli ospedali da incubo di Gaetano Pecoraro si sposta dalla Campania alla Calabria. Gaetano Pecoraro ha visitato le strutture di Locri che fanno capo all’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria
“Io non curerei mai mia figlia nell’ospedale di Locri in cui lavoro perché non funziona”, dice Pasquale Ceratti, medico chirurgo. “Manca qualsiasi supporto: defibrillatori, siringhe, personale e meccanismi di sicurezza”. A lui è capitato di segnalarle ai suoi capi. Si è arrivati a questo stato dopo anni di mala gestione, soldi che spariscono, politica e microcriminalità. Per molti è tutto riconducibile alla ’ndrangheta.
Entriamo nell’ospedale di Locri e ci accorgiamo che mancano le più elementari norme di sicurezza. Non ci sono gli estintori e le uscite d’emergenza sono chiuse e solo un ascensore è funzionante. Qui dentro viene trasportato di tutto: dalla biancheria sporca ai rifiuti speciali passando per i pazienti, il mangiare e i visitatori.
I finanziamenti per la ristrutturazione ci sono, la Regione Calabria ha infatti messo a disposizione 15 milioni di euro ma da dieci anni non vengono spesi e continuano a diminuire.
“Dove ci sono gli interessi, c’è la ndrangheta”, dice il sindaco di Locri. “Esiste una norma secondo cui sotto i 30mila euro vengono considerati lavori urgenti e quindi non è necessaria la delibera per pagare”, spiega un testimone. A questo si aggiunge la carenza del personale: per 26 malati ci sono appena due infermieri! E poi da anni non c’è l’ombra dei concorsi. Qui per 16 unità operative si contano appena sei primari.
Spostandoci nell’ospedale di Polistena, la situazione non cambia. “Siamo gli stronzi di questa struttura, qui siamo sotto dittatura”, ci accoglie un medico. Le radiografie al pronto soccorso non si possono fare perché per riparare la macchina ci vogliono 40mila euro.
Com’è possibile che la magistratura non si sia mai interessata di questa situazione? Al palazzo di giustizia c’è chi si è occupato della malasanità “ma i processi non li ha fatti nessuno perché sono rognosi per tutti”, dice Ezio Arcadi, magistrato di Locri. Ha scoperto di imprese illegali che lavoravano senza contratti: “Parliamo di milioni di euro”.
Il dato è preoccupante, basti pensare che il Policlinico di Milano offre 912 posti letto e costa all’anno 430 milioni di euro. Gli ospedali calabresi invece per 460 posti costano quasi il doppio, 800 milioni di euro.
In Calabria c’è anche il caso di chi ha una doppia carica. Il dottor Mesiti è sia direttore generale che sanitario dell’agenzia sanitaria. “Non abbiamo un bilancio dal 2013 è una situazione particolare”, spiega. “C’è stata una cattiva gestione”.