“Da ormai troppi anni, circa 7.000 tirocinanti che prestano servizio presso Enti Pubblici, privati e Ministeri (Giustizia, Miur, Mibact) vivono quotidianamente in un profondo clima di incertezza generato dalla mancanza di volontà politica per stabilizzarli definitivamente restituendo loro dignità”. È quanto afferma il segretario-questore dell’Assemblea Regionale, Graziano Di Natale, in una nota ufficiale che così prosegue: “Sebbene io sia un Consigliere regionale di minoranza, al fine di tutelare i diritti di queste persone, in data 7/01/2021, ho presentato una mozione chiedendo di conoscere la volontà del Consiglio Regionale circa la strada da seguire per la stabilizzazione dei lavoratori tirocinanti in mobilità in deroga. La mia richiesta non sembrerebbe essere stata accolta. Resta il fatto che, nonostante l’importante contributo professionale dei lavoratori tirocinanti, questi hanno sempre mantenuto uno stato di precarietà inaccettabile tant’è che non è previsto, in favore degli stessi, nessun trattamento previdenziale e contributivo”. Il vicepresidente della commissione regionale Anti ‘Ndrangheta, la cui azione politica ha più volte attenzionato la battaglia dei lavoratori calabresi, continua: “Questo comparto occupazionale è stato dimenticato dalla Politica. Tutti ricordano le battaglia di chi prima era all’opposizione ed oggi siede nei banchi della maggioranza.
Ebbene, l’attuale Giunta Regionale, dopo aver cavalcato la protesta, ha proseguito sulla stessa strada contribuendo ad un disastro ampiamente previsto che lede soltanto la dignità di circa settemila persone”.
Di Natale, conscio del proprio ruolo istituzionale, lancia l’ennesimo appello: “La misura è ormai colma. Chiedo ancora una volta che il Consiglio Regionale discuta sul tema dei lavoratori in mobilità in deroga, ed auspico -conclude – un trattamento equo, giusto e consono alle loro attese. Continuerò a restare vigile rinnovando la mia disponibilità ad intavolare qualsiasi azione congrua alla risoluzione definitiva del problema. La Calabria non può più aspettare, è stanca delle pacche sulla spalla e reclama a gran voce i propri diritti”.