COSENZA «Il buco finanziario dell’Asp di Cosenza rischia di trascinare il sistema sanitario calabrese in un punto di non ritorno. Dopo le note vicende dell’Asp di Reggio Calabria, e lo scioglimento dell’Asp di Catanzaro per infiltrazioni mafiose, l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza potrebbe rappresentare un vero e proprio crack finanziario visto che gestisce un bilancio annuale di circa un miliardo e 200 milioni». Carlo Guccione (ri)lancia l’allarme sull’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza: «Ancora non si è riusciti ad approvare il bilancio consuntivo 2018: nessun responsabile dell’Asp ha voluto apporre la propria firma sui documenti. E forse qualcuno dovrebbe chiedersi il perché…».
«CONTENZIOSO MONSTRE» Il consigliere regionale del Pd prosegue: «Se venisse confermata la notizia che, nel primo semestre 2019, il disavanzo avrebbe sfiorato di oltre 35 milioni di euro, la situazione sarebbe ancora più allarmante. Si tratta di una cifra sottostimata visto che in questi mesi l’Asp di Cosenza si è trovata in una situazione di stallo senza alcun commissario o direttore generale facente funzioni. E tutto ciò non ha fatto altro che bloccare ancora di più i pagamenti. Se poi a tutto questo aggiungiamo pignoramenti, somme vincolate presso il tesoriere dell’Asp e procedure in atto in molti Tribunali italiani, la cifra sfiorerebbe – come abbiamo avuto modo di constatare attraverso la documentazione in nostro possesso e denunciato in un dettagliato dossier – euro 783.947.089,32. E sarebbe una cifra prudenziale visto che l’ex Revisore dei conti in carica fino al 31 dicembre 2018, in una recente dichiarazione affermò che “l’importo comprensivo del contenzioso, al 31 dicembre 2016, supererebbe il miliardo di euro”».
IL «SACCHEGGIO» DELLE RISORSE PUBBLICHE Per Guccione «un fiume di denaro pubblico che doveva servire a curare i cittadini è stato invece utilizzato per interessi per ritardato pagamento, parcelle a professionisti, spese legali e in alcuni casi la stessa fattura è stata pagata due o addirittura tre volte, come testimoniano le dettagliate denunce presentate nel corso di questi anni alla Procura della Repubblica e alle autorità competenti. Un sistema collaudato che ha saccheggiato le risorse pubbliche della sanità calabrese».
«Un esempio eclatante della “rapina” di denaro pubblico – continua la nota – è rappresentato da due delibere del commissario ad acta, nominato dal prefetto di Cosenza, contro l’Asp di Cosenza a favore della banca Isif Spa. Con delibera numero 20 del 29 aprile 2019 ha riconosciuto a fronte di euro 1.076.319,44 in sorte capitale, interessi di ritardato pagamento per euro 2.337.173,65 e euro 182.424,38 per rimborso di spese legali; con un’altra delibera, numero 12 del 24 luglio 2019, a fronte di euro 1.038.874,15 in sorte capitale ha riconosciuto quali interessi per ritardato pagamento euro 4.387.988,58. Solo in queste due procedure – sono centinaia quelle in essere – l’Asp di Cosenza ha dovuto pagare tra interessi per ritardato pagamento e spese legali circa 7 milioni di euro. Soldi sottratti alla gestione territoriale e ospedaliera della sanità cosentina».
«VERSO IL DISSESTO» «Questo – prosegue Guccione – è solo un piccolo spaccato di quello che accade quasi quotidianamente all’Asp di Cosenza. E nel frattempo l’ufficio legale dell’Azienda sanitaria provinciale è stato depotenziato, in particolare per gli effetti del blocco del turnover e quota 100. Per non parlare poi del sistema delle gare. Nei mesi scorsi abbiamo avuto modo di denunciare la gara riguardante il servizio di ristorazione, arrivata a 12 anni di prorogatio continua. Così come le gare per la gestione delle Rsa di Caloveto e San Nicola Arcella che durano anni e, tra i vari cambi di commissione, ancora oggi non sono riusciti ad aggiudicare servizi importantissimi per il territorio. In particolare, a Caloveto dove la Rsa risulta non funzionante ed erano previsti circa 60 posti letto».
Gli squilibri, secondo il contesto descritto dal consigliere, «rischiano di provocare il definitivo dissesto finanziario, paralizzando l’intero servizio sanitario calabrese. Una gestione irresponsabile del denaro pubblico a danno della salute dei calabresi. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo il Decreto Calabria che di fatto ha creato una vacatio all’Asp di Cosenza, solo recentemente colmata con la nomina della dottoressa Erminia Pellegrini. Ci saremmo aspettati da parte della Regione e dei vari commissari decisioni tesi a combattere l’illegalità e l’allontanamento dei responsabili dalla cattiva gestione del denaro pubblico, a favore della garanzia di esigibilità dei Lea e dell’utilizzo corretto delle risorse destinate alla sanità.
Fonte Corriere della Calabria