Poca “trasparenza”, tante “ombre” e “logiche perverse” nella gestione della Lega in Calabria. La denuncia arriva dalla base del partito di Matteo Salvini, con una lettera firmata da 200 militanti che chiedono la testa del deputato Domenico Furgiuele. A meno di un anno dalle elezioni comunali e regionali, il terremoto nel Carroccio in salsa calabra è solo questione di ore. Se fino a qualche anno fa, a queste latitudini, non si poteva nemmeno immaginare l’esistenza di un partito con Alberto da Giussano nel simbolo, adesso ce ne sono addirittura due: solo che non si parlano e si fanno la guerra.
Basta pensare che ci sono addirittura due sedi nella città dello Stretto: da una parte i salviniani “della prima ora” che fanno capo agli storici fondatori del partito a Reggio, gli editori Franco e Nuccio Recupero, e dall’altra la Lega che risponde al coordinatore cittadino e provinciale Michele Gullace, voluto dal deputato Domenico Furgiuele, unico eletto in Calabria dietro la bandiera del ministro dell’Interno.
Secondo l’esponente locale, che si fa portavoce dei duecento firmatari della lettera, c’è una situazione che “è purtroppo peggiorata. – si legge – Troppi chiedono che la Lega Calabria e il suo coordinamento regionale sia più trasparente”. Il riferimento è alle polemiche che hanno interessato Furgiuele e le sue “parentele” finite sui giornali dal giorno della candidatura alla Camera. Originario di Lamezia Terme, alle elezioni politiche ha rastrellato oltre 52mila voti. Furgiuele, però, è il genero di Salvatore Mazzei, considerato un imprenditore vicino alla ‘ndrangheta e condannato in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Qualche settimana prima delle elezioni, inoltre, i carabinieri hanno confiscato alla moglie di Furgiuele due società e un palazzo che per la dda fanno parte dell’impero di 200 milioni di euro riconducibile al suocero Mazzei.