Dopo un biennio di restrizioni e lockdown questa doveva essere, per i calabresi e chi ha deciso di passare da noi le vacanze, l’estate dei bagni a mare, della passeggiate in montagna, e del giusto e meritato risposo. E invece, come da decenni accade, anche queste vacanze calabre, tanto attese e desiderate, si sono concluse, per i tanti che rientrano oggi, con la solita formula negativa: un’estate da dimenticare. Al netto della libertà di ognuno di poter gestire, durante le ferie, il proprio tempo come più gli aggrada con chi gli pare e dove gli pare che poi è la vera essenza della vacanza, per quanto riguarda l’aspetto “naturalistico” anche quest’anno, in Calabria, si registra il solito disastro: mare sporco, montagne abbandonate, e servizi inesistenti. “Calabria straordinaria” è lo slogan usato dalla Regione Calabria per promuovere la nostra terra, ed è vero: la Calabria è una terra straordinaria. 800 chilometri di costa, la Sila, il Pollino, l’Aspromonte, e poi le dolci colline calabre circondate da campagne fertili ricche di prodotti unici e genuini. In Calabria puoi passare la mattina al mare e la sera in montagna, visitare luoghi pregni di storia e cultura, e godere di una gastronomia che è il frutto di secoli di contaminazioni. Il luogo perfetto dove trascorrere le vacanze in grado di soddisfare ogni esigenza, se non fosse per l’incuria e l’abbandono dei territori che da decenni caratterizza l’agire politico della squallida classe dirigente calabrese. Diciamolo francamente, la questione della merda a mare è un problema che esiste da quando l’intera costa calabrese è stata vandalizzata da un abusivismo edilizio senza pari, permesso da una politica ladrona impegnata solo a costruire clientele elettorali che non si è mai posta il problema degli scarichi abusivi prodotti dalla cementificazione selvaggia della costa. Abusi edilizi di ogni ordine e grado sanati negli anni, ma che rappresentano “la punta di diamante”, insieme al mancato collettamento di abitazioni e imprese alla rete fognaria e al mancato funzionamento dei depuratori, della melma che galleggia sulle coste calabresi. Un problema che nessuno vuole affrontare alla radice, perché significherebbe “scontentare” i tanti che votano e che hanno costruito alla cazzo di cane lungo le nostre coste. Ed è per questo che ogni anno, giusto per costruirsi un alibi, assistiamo alla solita sceneggiata del governatore di turno che ben conoscendo la realtà del problema e non potendolo affrontare, pensa di farci fessi tirando fuori la formula magica per trasformare la merda in un mare da bere. La formuletta per un mare da bere di questa estate è stata il monitoraggio della costa con i droni. Una cazzata colossale che come tutti sanno non ha risolto un bel niente. Insieme a quella dell’esperto strapagato per dirci quello che tutti sanno: la maggior parte del problema risiede nello scarico abusivo a mare. Per risolvere questo annoso problema che frena lo sviluppo economico dei nostri territori, basterebbe veramente poco: ordinare a tutti i sindaci di verificare nel proprio territorio se tutte le abitazioni, aziende, attività sono regolarmente allacciate alla rete fognaria (che prima di scaricare a mare depura le acque). Magari con un occhio anche ai tanti pozzi neri gestiti non si sa come. E una volta individuati gli inquinatori, costringerli a mettersi a norma. Un’ operazione semplice per paesini di qualche migliaio di abitanti. Come mai nessun governatore ha ordinato un “censimento” degli scarichi abusivi? Se non si porrà un freno agli scarichi abusivi ogni estate ad accogliere i bagnanti ci sarà sempre la melma che galleggia, insieme alle solite chiacchiere dei politici che promettono un mare da bere, e poi ti rifilano la solita estate da dimenticare. Fonte: Iacchite.

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