La cappa fumogena creatisi attorno alla gestione della Protezione civile si sta diradando a colpi di realtà. L’inesorabile principio che si alimenta sui fatti non si piega alle bugie, già sconfessate, e alla cartellonistica data in pasto ai social da chi si sente ormai al di sopra delle leggi grazie ad una raccolta firme online». Così il sindacato Csa Cisal che torna sulla vicenda dell’ex capo della Protezione civile sospeso, Carlo Tansi.
Il sindacato parla adesso di 800mila euro di affidamenti diretti avvenuti nella gestione della Protezione civile. «Tansi spesso si è vantato di non aver voluto gestire direttamente soldi pubblici. E allora – chiede il sindacato – come si spiegano i quasi 800 mila euro utilizzati in affidamenti diretti?Questo è infatti l’ammontare complessivo dei contratti aggiudicati senza alcuna gara ad evidenza pubblica dalla Protezione Civile Regionale negli ultimi tre anni, appunto dall’insediamento di Tansi.
Sono stati trentadue i decreti adottati dal dirigente. Una media di uno al mese. Si va da alcuni acquisti di poche migliaia di euro a forniture e servizi per cifre vicine ai 40 mila euro (Iva esclusa), che è la soglia limite degli affidamenti diretti (e salvare la legalità formale degli atti) fissata dal D.Lgs. 50/2016 (il nuovo codice dei contratti pubblici)».
Secondo quanto riferito dal sindacato sarebbe lunga la «sfilza di decreti. Ci si accorge che la manutenzione della Rete Radio regionale viene affidata con contratti annuali, sempre in emergenza, e puntualmente allo stesso operatore economico (Eurocom Telecomunicazioni di Riccione) per un totale di circa 93 mila euro. Chissà perché il dirigente sospeso della Prociv – osserva il sindacato CSA-Cisal – si era affezionato così tanto all’Emilia Romagna, archiviando il rispetto del principio della rotazione. Ricordi d’infanzia? Aggiungiamo che dal servizio di manutenzione “romagnolo” viene scorporato il costo per il materiale di consumo sempre per le radio (eppure c’è) e infatti viene coperto con altro decreto (da oltre 34 mila euro), anch’esso un affidamento diretto. Così facendo si resta al di sotto della famosa soglia di 40 mila euro. Questo meccanismo usato con gli appalti si chiama “spezzatino”, ed è spesso un modo di agire borderline, ai confini estremi della legalità e trasparenza».
E ancora continua il sindacato «scorrendo l’elenco, si può scoprire che ben due incarichi di consulenza da 39.500 euro ciascuno, per un totale di 79 mila, sono stati affidati nel 2017 a consorzi e laboratori universitari. E poi ci sono migliaia e migliaia di euro spesi per computer, abbigliamento, condizionatori d’aria e tanti contrassegni (i loghi istituzionali) della Prociv. I decreti sui contrassegni sono addirittura tre per un totale di circa 94 mila euro e l’ultimo (da 47 mila) serve “per l’adeguamento dei loghi” della Prociv. Scommettiamo – dichiara il sindacato – che il dirigente proprio grazie a questi nuovi sfavillanti e fondamentali contrassegni della Prociv abbia affrontato al meglio le frane e le inondazioni di questo periodo. E non saranno sfuggiti ai più attenti i generici acquisti di materiali di consumo. Due decreti (uno nel 2017 e un altro recentissimo a inizio novembre 2018) di aggiudicazione alla ditta Rattà S.r.l. che valgono complessivamente 80 mila euro. Cosa saranno mai questi beni non specificati? Sappiamo che l’operatore vende prevalentemente elementi da costruzione e macchine edili. Non è che per caso il materiale acquistato è stato utilizzato per eseguire i lavori in economia alla sede dell’ex Comalca di Germaneto? E che c’entra tutto questo con la Protezione civile regionale? Che c’entra con l’esigenza di sicurezza dei cittadini calabresi nella regione più esposta ai rischi naturali del mondo (come ama dire proprio Carlo Tansi?). È normale – chiede il sindacato – in termini di trasparenza e legalità fare questi affidamenti ravvicinati aggirando la normativa sui lavori pubblici?».
Fonte LaCnews