CETRARO- Ieri sera a Cetraro si è consumato l’ultimo atto iniziato 4 anni fa che ha portato al dissesto dell’ente. Una vera e propria maratona con colpi di scena inaspettati. La maggioranza riesce ad approvare il dissesto con il voto favorevole di Gabriella Luciani, passata in maggioranza dopo le tante polemiche legale al salto.
Ma andiamo per ordine.
La seduta si apre con il vero mattatore della serata, l’ex Sindaco Giuseppe Aieta, che ha richiesto la presenza del revisore contabile, assente giustificato, al fine di chiarire alcuni dubbi emersi dalla relazione sul dissesto. Panico in aula quando Aieta chiede il differimento della seduta. Proposta inizialmente accolta dal Vice Sindaco Cesareo che, però, richiamato all’ordine dalla sua maggioranza, ha dovuto rettificare e rigettare la proposta del collega di minoranza. A dare man forte ad Aieta (Azione) tutti gli altri consiglieri di minoranza ed in particolare, Benedetta Saulo (PSI), avvocato, che a sostegno della tesi di Aieta ha aggiunto rilievi formali relativi agli atti prodotti dalla maggioranza tra cui la richiesta di convocazione del Consiglio da parte del Vice Sindaco e l’estromissione della commissione bilancio, di cui è presidente, che non ha istruito la pratica in seno all’organismo consiliare.
Tra sospensioni del consiglio, discussioni, scontri anche accesi, dopo tre ore si è passati alla discussione di merito. E qui, protagonista, è stato l’ex Sindaco Angelo Aita (Progetto Sviluppo), che con argomenti alla mano ha dimostrato che si stava consumando un atto illogico e dannoso per la città perché il debito reale dell’ente è ridicolo rispetto ad una procedura di dissesto.
Poi è stato il turno di Lorena Matta (Noi Moderati) che si è scagliata contro i suoi ex compagni di maggioranza ai quali ha rimproverato di non aver messo in campo in 4 anni atti e provvedimenti che avrebbero agevolmente evitato il fallimento dell’ente. E ancora Massimiliano Vaccaro (IV), che si è scagliato contro la maggioranza rea di non aver saputo gestire una situazione debitoria ordinaria facendola diventare straordinaria con tutti i danni che i cittadini saranno costretti a pagare in termini di tasse e tariffe. E ancora Aieta: “Con voi siamo passati dalla città dei licei, del teatro, delle biblioteche, del porto, dei lungomari, dei grandi eventi, alla città fallita per un debito irrisorio a cui in passato le amministrazioni avrebbero fatto fronte con facilità”.
Ma la perla della serata arriva, dopo 6 ore di consiglio, alle dichiarazioni di voto.
E a prendersi tutta la scena è il presidente del consiglio, Giovanni Rossi (Cetraro Attiva), avvocato, che ad un certo punto, con un colpo ad effetto, tira fuori una pila di carte e documenti e riponendoli energicamente sullo scranno più alto di Palazzo Pallottini. Ed è qui che scoppia la bagarre in aula tra il Vice Sindaco Cesareo che accusa il presidente del consiglio di incoerenza. Parole pesanti volano tra i due. Non solo. L’assessore Franco Lanza chiede che il presidente del consiglio si dimetta dalla sua carica perché espressione di una maggioranza di cui non fa più parte. Ed è qui che rientra nel dibattito l’ex consigliere regionale Aieta che prende la parola a difesa dell’autonomia del presidente che “è presidente di tutta l’assemblea e non della sola maggioranza in quanto all’atto della sua elezione le minoranze non presentarono un candidato alternativo e si astennero proprio in virtù delle qualità politico-istituzionali che venivano riconosciute all’avvocato Giovanni Rossi”.
Il consiglio si chiude con l’abbandono dell’aula dei consiglieri di minoranza.
Cetraro, dunque, è formalmente in dissesto.
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