Di Antonello Troya
Erano in tanti. Ma forse non erano nemmeno quattro mila. Ma non ci soffermeremo sui numeri, ma sulla notizia in sé. Sono sempre dell’idea che a Riace il sonno della ragione ha generato il mostro che non c’era (di cui sentiva il bisogno), ma l’ha fatto: il Che Guevara dell’Aspromonte. Era solo presente in quel rigurgito di una sinistra allo sbando, che delega ma non fa. Parla ma non agisce. Condanna ma non legge. Assolve ma non pensa. Che aspira ancora a comandare dove non può. Dove la parola democrazia non trova fondamento e che invece attracca quella dell’anarchia. Si perché a guardarla bene si è passati da uno stato garantista, ad uno anarchico: se va bene alla sinistra e alle sue appendici allora un personaggio può anche andare agli arresti domiciliari. Altrimenti deve marcire in carcere. E se ci vestiamo di magliette rosse ancora meglio. Ma non c’è bisogno di scomodare Francisco Goya per capire che se la magistratura indaga e interviene nei confronti di un sindaco è perché ha le prove, confutabili o meno, ma ce l’ha. Forse abbiamo uno stato di diritto tra i più garantisti al mondo. E mai a perderne la fiducia. Chi ha sbagliato paga, anche a distanza di anni. Chi invece è innocente torna libero. E se la sua dignità è stata calpestata avrà i dovuti risarcimenti.
Rimango dell’idea che se rubo un litro di latte per mio figlio perché senza soldi, sempre un reato ho commesso. Anche se per una buona causa. Ovvero la sopravvivenza. Mimmo Lucano ha certamente infranto la legge (per sua ammissione) per un fine nobile, ovvero dare una casa, una dignità umana a chi scappa dalla propria terra per sopravvivere. Ma l’ha fatto infrangendo quelle leggi che lui stesso ha giurato di onorare quando ha indossato la fascia tricolore. Non è così che funziona. Immaginate se tutti i sindaci d’Italia infrangessero le leggi per dare una casa a chi ne ha bisogno o per far lavorare una ditta il cui titolare muore di fame.
E non c’è nemmeno bisogno che una massa di persone sfili perché ha infranto le leggi. Avrei voluto che le stesse persone che ieri hanno sostenuto Lucano si fossero dirette anche nei luoghi dei disastri, aiutando chi ha perso una casa, i propri beni, tutto. Ma si sa, la ragione genera mostri. Quegli stessi mostri che si sono piazzati dinanzi al cartello di benvenuto a Riace per dimostrare che si, anche loro erano qui. Nemmeno a Woodstock tanta foga e tanta arroganza mentale. A Lucano gli è stato permesso persino di andare in Tv: mai visto uno rinchiuso ai domiciliari parlare ad una platea televisiva. Ma la verità è ben altra. La sinistra manca di un leader. E quel pugno chiuso di Lucano dalla finestra vale più di mille congressi. Il Che Guevara in salsa calabrese è pronto a ricoprire il ruolo di “trascinapopolo”. È così che la ragione genera mostri.