Di Francesca Lagatta
Le logiche della politica e dei suoi incomprensibili calcoli vieterebbero di annunciare la propria candidatura così in netto anticipo, ma il paolano Graziano Di Natale non ne tiene conto e ben nove mesi prima delle elezioni dichiara apertamente di essere in corsa per un posto da consigliere regionale. Era un atto quasi dovuto dopo la terza rielezione al consiglio provinciale di Cosenza, che per tutte e tre le volte lo ha visto sbaragliare la concorrenza e aggiudicarsi il titolo di consigliere più votato.
Un vero e proprio record che in termini di consenso potrebbe significare una base da diverse migliaia di voti, considerato che le preferenze sono arrivate da sindaci e consiglieri comunali del Cosentino e non è certo un mistero che i Municipi siano diventati dei piccoli covi di potere trasversale. Il mistero riguarda invece la lista con cui Di Natale dovrà concorrere, dal momento che il suo attuale partito, il Pd, è ai minimi storici e in Calabria ha inanellato una figuraccia dopo l’altra, risultando allo stato attuale una fazione politica poco credibile. Da quel che è trapelato nelle ultime ore, Di Natale avrebbe già ricevuto offerte da destra e da sinistra, anche se a voler dar retta ai sondaggi in circolazione, la scelta migliore sarebbe quella di confluire in una compagine civica. Scelta che, a quanto pare, starebbero vagliando in molti.
La paura di clamorosi colpi di scena
Da tempo numerosi altri aspiranti consiglieri regionali stanno lavorando alacremente per accaparrarsi un posto in lista, ma alla luce degli ultimi avvenimenti, la paura di esporsi sta frenando ambizioni e facili entusiasmi. Il timore è quello di attirare su di sé i riflettori della magistratura e ritrovarsi in una qualche indagine in prossimità della tornata elettorale. Neanche questo è un mistero e nelle sedi di partito non si parla d’altro. Si parla anche della temutissima valanga di arresti che starebbe per investire la regione, cui si ha notizia da mesi e che prometterebbe di ridisegnare la geografia politica di Cosenza e provincia. Per questo nel sottobosco degli accordi si lavora con impeccabile discrezione. Si starebbe cercando di non scoprire le carte per non mandare in fumo la credibilità dei costituenti gruppi politici. Di destra di sinistra.
Il Pd al capolinea?
Il confino di Mario Oliverio in quel di San Giovanni in Fiore, obbligato alla dimora per il coinvolgimento nell’inchiesta Lande Desolate, potrebbe influire enormemente sulla personale campagna elettorale per la riconferma di presidente di Regione e qualcuno, più di uno, sospetta che non sia del tutto un caso. Tra questi il deputato Vittorio Sgarbi, che ha promesso di portare le incongruenze della vicenda alla Camera.
Bando alle ciance, nel Pd c’è gran fermento, in primis per decidere da che parte stare. Dopo la vicenda giudiziaria di Oliverio e le recenti elezioni primarie del partito, i confini si sono fatti più netti. Se da un lato c’è una fazione che spinge sempre più verso l’uscita dal Partito Democratico, di cui potrebbero far parte lo stesso Oliverio e i suoi fedelissimi, dall’altra ce n’è una che punta a riformare la compagine e ad avviarsi a grandi passi verso le urne. Di quest’ultima farebbe parte il senatoreErnesto Magorno, reduce dal mea culpa per una gestione fallimentare del partito in Calabria, che ormai con Oliverio non avrebbe politicamente nulla più da spartire. Magorno, stando a quanto riferiscono i suoi stessi compagni di partito, starebbe lavorando ad accordi importanti.
L’incognita 5 stelle
Se si votasse oggi, probabilmente ilMoVimento 5 stelle sarebbe fuori dai giochi. Precisato che non ci sarà in futuro un possibile accordo con la Lega, con cui invece lavorano fianco a fianco al governo, il movimento di Grillo e Casaleggio continua a perdere sensibilmente consensi anche in Calabria. A ciò si aggiunga che il M5s calabrese appare spaccato in mille pezzi.
Per quanto riguarda le regionali già da tempo nei vari meet-up zonali si sta ragionando sulle possibilità di concorrere alla tornata elettorale regionale senza incorrere in figuracce o cocenti esclusioni, ma la strada appare lunga e tutta in salita. Il MoVimento starebbe anche pensando a nomi di grande prestigio da candidare alla carica di presidente, ma al momento si tratta solo di voci che non trovano riscontro.
Un banco di prova sarà certamente la tornata elettorale di maggio prossimo, quando i cittadini saranno chiamati ad esprimere le proprie preferenze per le elezioni europee. Anche per queste ancora non vi è nessuna certezza all’interno del bacino politico pentastellato, ma saltare il turno potrebbe consegnare quasi matematicamente la vittoria alla destra che nei sondaggi degli ultimi giorni vola, letteralmente.