In merito alla querelle tra il Comune di Diamante, la sezione ANPI Tirreno Cosentino e, nella fattispecie, una delegazione ANPI Diamante, riteniamo fare una serie di precisazioni in quanto siamo stati direttamente chiamati in causa dall’amministrazione comunale della cittadina tirrenica.

Nella mattinata di ieri, 27 gennaio, la presidente provinciale ANPI Cosenza, Maria Pina Iannuzzi in una comunicazione telefonica con il sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, ha appreso la versione dell’amministrazione circa l’episodio spiacevole avvenuto quella stessa mattina. E cioè che – secondo il sindaco – la delegazione di attivisti non avendo provveduto a comunicare e dunque a concordare l’iniziativa pubblica di commemorazione della Giornata della memoria, ha trovato chiuso il cancello del Parco comunale della memoria e, di conseguenza, non ha potuto rendere omaggio ad alcuni caduti.

– L’ANPI Provinciale di Cosenza non era al corrente dell’iniziativa in programma da parte della sezione ANPI Tirreno e della fantomatica sezione ANPI Diamante, che a questo direttivo provinciale risulta mai costituita e dunque di fatto inesistente. 

–  L’ANPI Provinciale di Cosenza ha ritenuto opportuno rispettare appieno le norme di contenimento della pandemia, evitando in questa fase iniziative in presenza (commemorazioni, convegni, sit-in…) anche per evitare spiacevoli inconvenienti come quelli che hanno portato nello scorso mese di Aprile, in occasione dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo, a una denuncia da parte della questura di Cosenza alla presidente Iannuzzi per violazione delle norme antiCovid. In tal senso, specie in questo periodo di pandemia, riteniamo il rapporto con le istituzioni doveroso ed essenziale.

– L’ANPI Provinciale di Cosenza non è a conoscenza dell’operato e dei componenti della sezione ANPI Tirreno Cosentino. E’ da alcuni anni ormai che il presidente della stessa, Massimo Converso, non solo si rifiuta di riconoscere il ruolo della presidente e del direttivo provinciale ma l’ha più volte diffidata di “farsi vedere” nella sua zona di (baronale) competenza, ovvero l’intera fascia tirrenica cosentina, utilizzando in alcuni casi anche intollerabili espressioni di stampo sessista e machista e in generale un modo di fare improntato su prevaricazione e protervia. Tale questione è stata posta a tempo debito – tramite canali interni all’associazione – all’attenzione della Segreteria e della Commissione di Garanzia dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che, ad oggi, hanno inteso non prendere alcun tipo di provvedimento pur investendo il rappresentante dell’area sud Vincenzo Calò e il referente regionale Mario Vallone del delicato compito di pervenire a una diversa soluzione.