Di Antonello Troya

Una storia tipica da soap opera. Se non avesse i contorni di una vicenda terribilmente seria. Quella della bravata dei quattro giovani cosentini finiti a Diamante il giorno di ferragosto, contornata di aggressioni, pugni e pistole varie. Solo che i quattro, dinanzi al gip, negano tutto e affermano: “Siamo stati aggrediti e malmenati”. La storia a tutta pagina è riportata dal “Quotidiano del sud” e lascia supporre un finale inaspettato. Si, perché il giovane che viene immortalato con la pistola, C. M., racconta un’altra storia. Come un’altra storia racconta Cristian Ruffolo, fermato ben lontano dal luogo dell’aggressione, dove sarebbe stato malmenato da persone che non si sono identificate e poi portato in caserma. Dinanzi al magistrato uno di loro, M.L.F. nega addirittura di essere arrivato in riva al Tirreno con gli altri tre. Insomma, secondo quanto raccontano i quattro (l’ultimo è F.P.), testimonianze raccolte dai legali dei giovani, L. A. e A.C., sarebbero stati aggrediti da una decina di persone, che non hanno dato tempo né di spiegare e né di difendersi. Alla base della storia il rifiuto del giovane del locale diamantese di far mangiare i quattro perché il locale era chiuso. Il gip si è riservato di decidere. Al vaglio del magistrato, i fatti accaduti dal momento del diniego, sino ad arrivare al fermo dei giovani da parte dei militari e, stranamente, di civili. Tutto ancora da ricostruire.

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