Di Francesca Lagatta

L’ultimo episodio della vergognosa saga del Corap Calabria (Consorzio regionale per le attività produttive), vedeva a fine luglio una cinquantina di operai salire sul tetto della sede di Lamezia Terme per protestare duramente contro il governatore Mario Oliverio e rivendicare le mensilità arretrate.

L’ente è ormai al collasso e le devastanti conseguenze, di cui il nostro network si è occupato in lungo e in largo raccogliendo diverse testimonianze, sono il simbolo di una regione governata da una politica inetta e incapace, benché il Corap sia nato con il più nobile degli intenti, ossia razionalizzare la spesa pubblica, aumentare l’efficienza dei servizi e ridurre gli sprechi, soprattutto dopo gli scandali che in precedenza avevano coinvolto i consorzi Asi, gli enti che, almeno nella teoria, si occupavano fino a quel momento delle Aree di Sviluppo Industriale.

In uno degli ultimi incontri con i dipendenti, il presidente della giunta regionale aveva comunque rifiutato l’idea del fallimento dell’ente, nonostante la montagna di debiti da circa 50 milioni di euro e l’assenza di una guida, e aveva promesso il rilancio con cui si sarebbe tentato di salvare capre e cavoli. Quattro giorni fa la notizia della nomina del commissario straordinario a cui è affidato l’arduo compito di traghettare l’ente fuori dal baratro: il commercialista e revisore legale Fernando Caldiero.

L’entusiasmo attorno alla nomina

La nomina è seguita dalla diffusione di un comunicato stampa che esalta le qualità del professionista di Cetraro. Tra le altre cose, si legge: «Specializzato in procedure concorsuali e turnaround, si occupa da diversi anni di piani di risanamento e di ristrutturazioni di profonde crisi aziendali. Amministratore giudiziario inserito nella Sezione esperti aziendali del Ministero della Giustizia», ed ancora «nominato da decine di autorità giudiziarie italiane, si è anche occupato delle più scottanti crisi che negli ultimi anni hanno investito alcune aziende calabresi e di carattere nazionale» e «dello stato d’insolvenza di aziende complesse, tra cui banche e una compagnia aerea con migliaia di dipendenti e centinaia di milioni di debiti». Ma è stato anche nominato «in più occasioni dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dei Trasporti e da diversi tribunali italiani quale commissario giudiziale, liquidatore giudiziale di realtà economiche in crisi, si è occupato della valutazione di diversi piani industriali e oggi amministra diverse aziende italiane». In poche parole, verrebbe da dire, l’uomo giusto al posto giusto.

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