Ennesima nota di protesta degli operai dell’ex Consorzio di Bonifica Valle Lao di Scalea. Ancora una volta, i dipendenti lamentano il mancato pagamento di ben sette mensilità, senza contare la situazione di precarietà che si trascina da quindici anni.
Gli operai chiedono “un’assunzione di responsabilità da parte della Regione Calabria, ma anche il sostegno delle amministrazioni locali che al momento si sono viste poco”.
“Vogliamo risposte certe – scrivono i dipendenti dell’ex Consorzio – infatti, è di prossima apertura la stagione irrigua con ulteriori notevoli impegni di spesa su bilanci inesistenti da anni. Siamo stanchi di assistere al fallimento di un Ente che è stato considerato bancomat della politica di turno”.
IL COMUNICATO STAMPA
Anziché investire per il mondo agricolo – incrementando i servizi e garantendo con puntualità l’acqua agli agricoltori – al Consorzio di Bonifica Valle Lao di Scalea gli Amministratori spendono soldi in tutt’altra direzione: programmano assunzioni inutili, creano commissioni per rimborsare trasferte inesistenti, conferiscono incarichi per amici di politici e mondo associativo.
Sembra essere questa la condizione del Consorzio Valle Lao a tre anni dalla nuova amministrazione targata Coldiretti. Decine gli incarichi dati a professionisti, anche esterni (molti ad ingegneri del Nord Italia in quota Coldiretti), per progetti mai finanziati; incarichi a legali amici di politici e amministratori, a tecnici come responsabili per procedimenti di cui non si rintraccia nessuna utilità. Per non parlare delle numerose fatture pagate per fornitura di beni a ditte vicine e collegate (tipo la ditta fantasma delle pulizie che cè ma non si vede!!!). Risultato: nessun risanamento economico, anzi disavanzo per oltre 7 milioni di euro; nessuna riorganizzazione efficiente degli uffici e del personale, anzi rinvii di provvedimenti urgenti e necessari a favore di furbetti e imbucati; nessuna responsabilizzazione dei dipendenti, anzi arretrati non pagati per oltre 7 mensilità ancora da corrispondere.
Se questo è l’operato della giunta consortile, peggio, se possibile, ha fatto e fa il consiglio. Questi ultimi, hanno deciso di comune accordo di autoliquidarsi compensi e rimborsi con la creazione di commissioni a dir poco fantasiose per missioni e trasferte di non si sa che cosa. Del resto non sono mancati compensi ed elargizioni a fronte di mansioni svolte solo sulla carta, come l’incarico di direttore generale ad una professionista che si è vista in ufficio sei volte in tre anni. Ed ora all’orizzonte c’è pure l’assunzione di un nuovo direttore generale, per un compenso di oltre 150mila euro all’anno, con il compiacimento di amministratori e consiglieri evidentemente.
Si consideri, ancora, che ai debiti del Consorzio si aggiungono milioni di mancati versamenti di contributi dei lavoratori: l’irpef pare che non venga versato da oltre cinque anni ed il tfr non è accantonato. Per non parlare delle utenze per acqua ed energia il cui debito si è accumulato per mancati pagamenti di oltre dieci anni.
Una boccata di ossigeno, per così dire, era arrivata con la pandemia. Mandata in cassa integrazione per oltre due anni la metà del personale (con aggravio dei compiti per gli uffici e non pochi disagi per i consorziati), nulla però si è prodotto sotto il profilo della riorganizzare della macchina consortile ed il servizio ai consorziati.
Viene da chiedersi: cosa si dicono gli amministratori ed i consiglieri del Consorzio quando si incontrano per parlare dei problemi dei consorziati? Credono di potersi nascondere dietro una storica e nobile organizzazione come la Coldiretti nazionale e giocare alla politichetta degli incarichi e dei favori stabiliti e condivisi con la Coldiretti regionale? E se così non è, allora cosa sanno e fanno Franco Aceto e Francesco Cosentini, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Calabria?
La misura, si diceva una volta, è colma. I segnali di questo andazzo sono persino arrivati dall’interno del Consorzio: il revisore dei conti si è dimesso per l’impossibilità di seguire le vicende contabili di un ente che assume e spende soldi senza pagare debiti e con bilanci ripetutamente bocciati in sede regionale da oltre dieci anni.
Ma le cose non accadono per destino. Ed il destino del Consorzio Valle Lao di Scalea ha, ad oggi, dei nomi precisi, cioè i suoi attuali amministratori e consiglieri. Citiamoli per cognome e nome come alla scuola elementare. Chissà che non gli venga in mente di tornare tra i banchi a ripetere le addizioni e le sottrazioni, così che riescano a fare qualche conto: Brusco Salvatore, Cavaliere Santo, D’Angelo Antonio, Di Giorno Carmine, Filella Natale, Flavio Micucci, Forte Armando, Lombardi Gianfranco, Lucchesi Alfredo rappresentante dei comuni, Miceli Antonio presidente, Napolitano Pasquale vice presidente, Santise Pasquale, Sisinno Sandro, Stumbo Santino, Terranova Luciano deputato, Verta Ciriaco.
Attendiamo fiduciosi!!!