Unità e Rinascita sul caso Losardo
Il messaggio del docufilm “Chi ha ucciso Giovanni Losardo” di Giulia Zanfino -per Unità e Rinascita- ha riproposto una ferita che rimane aperta perché ancora oggi, a 44 anni dall’assassinio, non si conoscono mandanti ed esecutori del crimine mafioso. Tuttavia il messaggio può aver dato una risosta distorta degli avvenimenti e dei fatti documentati avvenuti dopo il 21 giugno, quando un’intera comunità ha dato sensibili segni di rifiuto del fenomeno mafioso, per la determinazione delle forze politiche del tempo e dell’intero consiglio comunale, che ha espresso una giunta istituzionale e di ampia convergenza dalla D.C. al PCI, con atti concreti e coraggiosi, a cominciare dalla costituzione di parte civile nel processo di Bari da parte del Comune e dalla mobilitazione generale seguita, che ha interessato una comunità ferita, dalle audizioni e denunce effettuate presso la Commissione Nazionale antimafia, comunità mai prona alle delinquenza organizzata. La cosa che rattrista- secondo Unità e Rinascita- è che nessuno degli intervenuti abbia ricordato l’impegno politico espresso in quella circostanza dalle forze politiche, con in testa l’on Martorelli, per arginare il fenomeno mafioso, suggellato tale impegno dalla presenza a Cetraro del Segretario nazionale del PCI, Enrico Beerlinguer, che nell’occasione dei funerali dal palco ha esortato tutte le forze politiche all’unità, dando rilievo nazionale alla figura di Giovanni Losardo e dando ancora rilievo all’azione compiuta dalle forze politiche e sociali di Cetraro, per continuare la lotta contro la delinquenza organizzata. Infatti a seguire è stato istituito il premio nazionale “Giovanni Losardo” per non dimenticare, suggellando un percorso chiaro e forte di condanna del fenomeno mafioso, con un impegno continuato per la presenza a Cetraro di Mino Martinazzoli, allora Ministro della Giustizia e di Nilde Jotti, presidente della Camera dei Deputati.