A proposito della mancata depurazione delle acque di scarico, con larghissimo anticipo avevamo previsto il deferimento dell’Italia, da parte della Commissione europea, alla Corte di Giustizia dell’Ue. Lo affermo con il collega deputato Paolo Parentela, del Movimento Cinque Stelle.
di Giuseppe d’Ippolito
In questa storia la Regione Calabria, con una cattiva gestione delle acque reflue in 129 Comuni, ha una quota di responsabilità molto alta. Avevamo riferito delle relative conseguenze e dei danni all’ambiente e alla comunità già causati, in proposito, dall’amministrazione regionale. Avevamo sentito, dall’altra parte, le narrazioni sempre confortanti, entusiastiche e autocelebrative del governatore Mario Oliverio e dell’assessore all’Ambiente, Antonietta Rizzo. Inoltre, dopo aver incontrato il Commissario nazionale per la depurazione, Enrico Rolle, avevamo peraltro ricordato al tandem Oliverio-Rizzo che in Calabria ci sono ben 12 agglomerati sopra i 15mila abitanti non conformi alle norme, alcuni beneficiati della Bandiera blu, e 15 interventi non completati su 16, con rischio di multe salatissime.
Da allora poco o nulla di concreto si è mosso ai piani alti della Cittadella regionale, da cui partono burocrati, dirigenti e funzionari per raggiungere San Giovanni in Fiore, diventata luogo di pellegrinaggio perpetuo, non tanto per i miracoli attribuiti a Gioacchino da Fiore, quanto per quelli richiesti al governatore Oliverio, che già ha compiuto il prodigio di non dimagrire di un grammo pur se in sciopero della fame. A proposito di miracoli bisogna segnalare quello della manina che ha integrato l’ordine del giorno del Consiglio regionale di lunedì prossimo, portando in assemblea la discussione sulla fusione ad mentulam tra il policlinico universitario e l’ospedale di Catanzaro, in barba a tutti gli appelli al confronto che noi e i sindacati abbiamo lanciato. Sul punto vigileremo con attenzione.