Di Antonello Troya

Che il Covid Hotel fosse una patata bollente si era capito dal primo momento. Da una parte la determinazione dell’amministratore della Casa di Cura Spinelli, Maurizio Arciche chiede a gran voce la trasformazione della struttura in rifugio per malati di Covid, dall’altra il primo cittadino, Vincenzo Cascini, che, giocoforza deve attenersi alle regole impartite dal governo. Insomma un braccio di ferro che sembra non trovare una soluzione. Ora si aggiunge un nuovo capitolo: alcuni assessori sembrano non condividere affatto la decisione del sindaco così intransigente che fermerebbe di fatto l’uso della struttura. A parlare per tutti è l’assessore Marco Liporace critico nei confronti del primo cittadino. Sede del duro confronto una seduta di giunta, durante la quale sembra siano volate parole grosse. Vincenzo Cristofaro tace, come il vicesindaco Francesca Impieri. Ma ciò che lascia perplessi è il silenzio dell’assessore al ramo, ovvero sanità e servizi sociali, Maria Rosa Scavella. Da parte sua nemmeno un commento, una virgola a favore o contro, a sostegno del sindaco o di Arci. Nulla. Il silenzio più assoluto. Comprensibile se si pensa che la Scavella è nipote diretta di Pasquale Filicetti, ex assessore e “potentissimo” dei lavori pubblici nell’epoca Granata, cognato di Maurizio Arci.Quest’ultimo compagno di Maria Rachele Filicetti, altro ex componente di giunta Granata. 

Insomma si affilano le armi nell’ipotesi di un passo falso di Cascini per sovvertire il potere a Belvedere. Ora toccherà ai suggeritori dare il meglio. Eh si: i suggeritori. Quelli che scrivono a nome di altri e che sussurrano all’orecchio di assessori e consiglieri. Insomma quelli che hanno il vero potere. Ma ciò che si chiede il paese: che fine hanno fatto gli altri assessori e consiglieri? I vari Spinelli, Cetraro, Scoglio? La parola che li definirebbe, a sentire buona parte del paese, è ignavi. Mai più azzeccata.