POLITICA E SANITA’
il patto violato

Da sempre a Belvedere vigeva un contratto non scritto, stipulato tra le forze politiche e le Case di cura accreditate con la Regione Calabria.
Questo “patto informale” scaturiva dalla consapevolezza diffusa che le strutture sanitarie, oltre a fornire qualificati servizi di cura alla cittadinanza, costituivano un’opportunità di lavoro e di reddito per tante famiglie di Belvedere.
Le forze politiche, nessuna esclusa, dalla Destra estrema alla Sinistra più radicale, a partire dagli anni Cinquanta prima, e dalla legge di riforma sanitaria n. 833/78 dopo, hanno difeso, a volte acriticamente, il ruolo delle Case di cura di Belvedere M.mo, anche più degli ospedali pubblici ubicati nei paesi vicini.
I Partiti politici hanno finto di ignorare che la durata delle degenze medie nelle Case di cura convenzionate era di gran lunga superiore alla media nazionale, perché ciò si traduceva in trasferimenti di risorse aggiuntive, in maggiori consumi e in ulteriori posti di lavoro.
Successivamente all’introduzione dei DRG (Diagnosis related groups), le forze politiche, sociali, sindacali, si battevano unitariamente per il riconoscimento di budgets sempre maggiori, per scongiurare la riduzione di posti letto anche quando erano ripetitivi e concorrenziali con i posti letto degli ospedali pubblici.
La Politica, senza distinzioni di sorta, faceva quadrato attorno alle Case di cura, anche quando la Regione Calabria contestava loro l’assenza di alcuni requisiti, anche strutturali, o revocava la convenzione con la Casa di cura Spinelli per presunte violazioni di norme igienico-sanitarie. A questo proposito, la cittadinanza di Belvedere M.mo apprenderà con soddisfazione che il Consiglio di Stato, con sentenza n. 0579/2018, ha accolto il ricorso proposto dalla Casa di Cura Spinelli, annullando il decreto di revoca della Regione Calabria.
La Politica, tutta, concedeva aree pubbliche per garantire servizi più qualificati e tollerava che il Centro storico si svuotasse della popolazione residente, autorizzando, di fatto, continui cambi di destinazione d’uso.

La Sanità privata, consapevole della funzione pubblica esercitata e che le risorse finanziarie di cui disponeva scaturivano dalla fiscalità generale, cioè dalle imposte versate dai cittadini, in questo “patto informale” stipulato con la Politica, si asteneva, sicuramente a partire dal 1975, dall’impegno diretto in politica.
Questo patto non scritto, già incrinatosi nelle comunali del 2014, è stato unilateralmente violato nelle elezioni amministrative del 2019.
La discesa in politica del Dott. Cascini ha rotto definitivamente ogni equilibrio, mettendo a disposizione di una sola parte politica un enorme potere economico, finanziario e sociale che alle Case di cura arriva, è bene tenerlo a mente, non da patrimoni e redditi privati ma da risorse pubbliche, dalle tasse, cioè, dei contribuenti.
Oggi che la figura del Sindaco coincide con quella di proprietario di una Casa di cura, e la confusione dei ruoli pone un problema di incompatibilità reale, se non formale, lo strappo tra Politica e Sanità appare ancora più lacerante.
Il Sindaco non solo esprime contrarietà a un Covid hotel che avrebbe consentito un corretto e sicuro isolamento a coloro che non dispongono di abitazioni idonee, ma non manifesta nemmeno alcun interesse alla riapertura della ex Casa di cura Spinelli come Struttura di diagnosi, cura e riabilitazione per le patologie neuropsichiatriche per l’età evolutiva e neurologiche dell’età adulta. Ciò nonostante la sentenza favorevole del Consiglio di Stato alla riapertura, e nonostante i posti di lavoro ed il prestigio che ne deriverebbero per il Comune di Belvedere M.mo.

Belvedere Marittimo
BELVEDERE CAMBIAVERSO

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