Di Saverio Di Giorno
È sera tardi. L’ing. Giulia Fresca, come sempre, è tornata a casa dopo una lunga giornata lavorativa, eppure la sua voce, al telefono non sembra quella di chi è stanco. Non è stanca di ripetermi quello che denuncia da anni, non è stanca nonostante le minacce di morte arrivate in anni passati e gli avvertimenti più recenti. La chiamo per chiederle proprio di questi avvertimenti che ha ricevuto ultimamente, da ambienti vicini alla politica sia di destra che di sinistra. E no, non è stanca.
L’ing. Fresca ha un curriculum di tutto rispetto, importanti lavori in medio oriente, è anche giornalista, ma soprattutto è stata assessore ai lavori pubblici e alla mobilità sostenibile del Comune di Cosenza, nel 2015, con Occhiuto sindaco. Un assessore tecnico preso in carico da una parte politica che il sindaco voleva isolare e che, suo malgrado, si vide “costretto” ad accontentare in forza di una sentenza del TAR che costrinse a rivedere la composizione della giunta tenendo conto della presenza femminile. Capitò però che il Sindaco, causa le dimissioni di diciannove consiglieri, perse la maggioranza e decadde, e non a caso, già le indagini della Procura di Cosenza e della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, erano state avviate per molti lavori pubblici, dati in affidamento diretto e per alcune grandi opere pubblico/private che si stavano realizzando in città. Giulia Fresca era quasi totalmente isolata dalla dirigenza comunale che interloquiva direttamente con il sindaco, e quindi decise di monitorare personalmente e quotidianamente tutti i lavori oggetto di fondi pubblici e di rendere partecipi i cittadini, riportando tutto su una pagina social che aveva creata. Tale attività fu oggetto di attenzione da parte della Magistratura inquirente al punto tale da farne un punto di merito per l’ing. Fresca che venne interpellata per offrire un supporto tecnico finalizzato al buon esito delle indagini. L’ingegnere Fresca, dunque le cose le conosce bene e non ha avuto paura di dirle sia alla Procura di Cosenza che la DDA di Catanzaro allorquando è stata chiamata come persona informata, ma ciò le ha portato non pochi problemi nel mondo delle imprese e della politica cosentina, fino al punto, ancora pochi giorni fa, di un “invito” a non esprimere il proprio pensiero sulle questioni “pubbliche”, soprattutto sui social.
“Faccio esattamente quello che ho sempre fatto. Parlo in un luogo pubblico, quale è facebook, di cose pubbliche. Uso i social per trattare temi di attualità che riguardano la comunità tutta. Lavori pubblici, ambiente, socialità, emigrazione…se non stiamo attenti noi cittadini, chi dovrebbe farlo? Un esempio per tutti: se mi reco su Viale Giacomo Mancini e registro che ci saranno seri problemi alla circolazione viaria a causa dei lavori di chiusura di una corsia per la realizzazione della pista ciclabile su sede protetta, e che, se malauguratamente dovesse richiedere il passaggio una ambulanza le sarebbe impossibile farsi spazio, ebbene ciò sento il dovere di denunciarlo anche se reca “disturbo” a chi invece si fa vanto della ciclabilità della città! È una questione di buon senso e soprattutto di senso civico. Ma questo è solo un esempio perché dietro ovviamente ci sono i richiami ai finanziamenti, ai soldi pubblici, che vengono usati male per la comunità a favore solo di pochi (politici, imprese e professionisti consenzienti) che ne traggono lauti guadagni. Bisogna rimanere zitti di fronte a ciò? Io non ci riesco”
E come sempre sono arrivate le risposte. O meglio gli avvertimenti. In passato addirittura le minacce di morte dai criminali, ora i “cortesi avvertimenti” a non parlare, ma non da criminali, bensì dagli ambienti della politica senza distinzione di parte. Questo mi fa riflettere: sicuramente l’ing. Fresca ha un certo peso nell’opinione pubblica ed una forte credibilità tanto da “invitarla a non parlare”. Ma per quale motivo? Avanzo una ipotesi: sono nervosi perché il loro consenso è basso, ai minimi storici ed ogni voce che solleva ulteriori dubbi mina la credibilità rimasta.
“Si penso che questo conti, ma in generale non sono abituati ad avere voci in dissenso. Mi hanno detto: -ma perché sempre tu? Hai già detto tu – ma prima o poi qualcuno mi seguirà, mi ascolterà. Non posso infatti non citare ed apprezzare pubblicamente l’on. Nicola Morra quando ha detto a gran voce che non si possono fare accordi con il PD calabrese. Con questo PD calabrese. Io stessa, pochi giorni prima avevo invitato Morra, a cui mi lega un sano e sincero rapporto di amicizia e stima, a prendere le distanze. Ciò naturalmente da dato fastidio a quella parte del PD che continua a muovere i fili di una società fatta di burattini ed è quasi normale che poi escano dal cilindro alcuni personaggi che fino a qualche giorno fa hanno mangiato proprio in quel piatto. Un esempio? Carlo Tanzi, divenuto responsabile della Protezione Civile regionale non certo per il solo curriculum e messo alla porta con un provvedimento ministeriale. In alcuni ambienti è stato persino fatto il mio nome come sua sostenitrice. Onestamente non intendo essere l’elemento pulito dell’antimafia e della correttezza intellettuale per generare, in terze persone, una nuova verginità!”
L’ing. Fresca ne ha davvero per tutti quindi sono stimolato a richiamare un ultimo punto perché l’ingegnere nel suo post, nel quale denunciava degli avvertimenti ricevuti, indirizzava un pensiero anche verso la magistratura affinchè non rimanesse inerme. In effetti nella provincia di Cosenza non c’è mai stata una grande inchiesta come a Reggio Calabria ed anche su questo Giulia Fresca ha le idee molto chiare.
“Cosenza è un’isola felice per chi opera in maniera difforme dalla legge e ciò perché, notoriamente, il governo di ogni attività è governata da poteri forti che lo stesso procuratore Gratteri chiama, senza mezzi termini, “massoneria deviata”. La ramificazione di questo sistema è, a Cosenza, vasta e fitta ed intreccia familismi, professionisti, imprese, notabili ed anche la magistratura non ne è indenne. A ciò si aggiungono gli antagonismi che spesso condizionano le azioni delle divere Procure e se da una parte c’è il procuratore Gratteri che, da calabrese ed attento conoscitore delle dinamiche e degli uomini, cerca di mettere in luce elementi di indagine determinanti per ripristinare la legalità soprattutto nella pubblica amministrazione, dall’altra parte il dott. Lupacchini, anche egli esperto di dinamiche politico/mafiose nella nostra regione, invita alla “certezza dell’accusa “ per evitare quelle carcerazioni facili che possono diventare un boomerang per la Giustizia ed un elemento di ulteriore forza per chi usa la politica per tornaconto personale. La mia voce libera e non iscritta in nessun libro paga né di partiti, né di imprenditori, dà fastidio, risveglia le coscienze drogate e non è stato nemmeno sufficiente vedermi lottare contro il cancro per cercare di mettermi a tacere. Io non posso dire di non aver paura, ma in questa città, in questa regione, in questa nazione, voci come la mia non hanno alcuna tutela perché ad essere marcio è l’intero sistema e si andrà sempre peggio. Per avere successo bisogna essere mediocri, idioti e soprattutto falliti, come accade a molti nostri rappresentanti che aggiungono, nel loro curriculum vitae anche la presenza nelle patrie galere”.
È fiduciosa? “Purtroppo non posso dirmi fiduciosa- mi dice Giulia Fresca- ma voglio sperare che la gente si svegli dal torpore drogato nel quale è stata posta ed abbia così uno scatto di orgoglio. Quale società stiamo consegnando ai nostri figli? Chiediamocelo e forse siamo ancora in tempo per virare!”
È una fiducia che condivido in parte; è vero che il consenso verso certi figuri si sia affievolito, ma probabilmente anche perché i boss puntano su altri cavalli e hanno solo spostato i pacchetti di voti altrove, su chi è meno compromesso e più presentabile. In città gira voce di pentimenti e tutti attendono un’operazione della magistratura ora che i vecchi potenti sono meno potenti. Forse non è solo questione di coscienze risvegliate.
“Probabilmente anche questo accade, ma i pacchetti di voti non hanno idee. Hanno solo “bisogno”. Questa regione è stata ridotta ad uno stato di bisogno. E non parlo della classe media o operaia, ma anche della classe intellettuale, dei professionisti e dei notabili. Tutto ciò è gravissimo perché significa che qualunque medico, ingegnere o avvocato, persone che hanno dedicato la loro vita allo studio, per avere incarichi e fare carriera devono genuflettersi al servizio del politico di turno che sempre più spesso non ha né competenze né capacità. Molti di questi professionisti, seppur bravi, decidono di sottostare per essere funzionali in primis a se stessi e così abbassano il proprio livello, da meritocratico a mediocratico, per poi assuefarsi alla staticità del sistema che alimenta la idiocrazia. È così che i mediocri vanno avanti e credo che questo non sia un buon insegnamento da dare ai nostri giovani che, per fortuna, riescono ad essere critici e preferiscono andare via. Forse sono loro l’esempio da seguire.”
È sera tardi su Cosenza. Le minacce, gli accordi, la massoneria. Ora sono stanco. Cosa sta succedendo per le strade sotto la finestra, che aria si respira… è ancora sera tardi e c’è chi è sveglio. Bisogna presidiare e attendere la mattina.