La Rassegna “Luci di Calabria per il turismo di ritorno”, organizzata dall’Amministrazione comunale di San Lucido guidata dal sindaco Cosimo De Tommaso, dopo l’emozionante e partecipatissima kermesse, svoltasi nel mese di luglio, attraverso la realizzazione di spettacoli, concerti, mostre, estemporanea di scultura, laboratori per bambini, stand gastronomici di prodotti tipici, continua la sua azione nella comunità con la valorizzazione delle tradizioni sanlucidane. Il prossimo 10 agosto vivremo la “notte di poesia, narrazione e musica” che inizierà con la presentazione del libro di poesie Edipo in fuga di Emilio Nigro, accompagnata dalla musica di giovani musicisti e proseguirà con la narrazione in musica “Cilla e i racconti del mare” a cura dei solisti di TRivultius ensemble e Giuseppe Sciacca. Fulcro della serata la leggenda di Cilla, una storia che è anche il simbolo della comunità nei suoi valori sociali ed antropologici, perché si fonda sulla rappresentazione della donna sanlucidana descritta nel tempo come portatrice di profondità di sentimenti e dei valori della famiglia e della maternità. La tradizione che costituisce le radici di una comunità acquista significato nel momento in cui narra l’anima di un popolo, e Cilla rappresenta da una parte l’anima sanlucidana intrecciata con il mare e con la vita dei pescatori, dall’altra l’anima di chi vive nel profondo l’amore sponsale, familiare, materno, vissuto fino a donare se stessi e la propria vita. Con queste finalità la scultura, che campeggia sulla Panoramica nicetina e che rappresenta la sofferenza della donna moglie e madre Cilla, già caratterizzata da una poesia inneggiante alla sua maternità, sarà arricchita da una targa che narrerà la sua storia, che pare sia stata ispirata da eventi realmente accaduti, e che ci racconta di una bellissima ragazza che, dopo varie vicissitudini, sposa l’uomo che ama, pescatore che vive intensamente il mondo della pesca ed il rapporto con il fascino ed i pericoli del mare; lei, sposa innamorata, vive attendendo il ritorno del suo uomo fino al tragico momento in cui lo perde travolto dal mare in tempesta. Ella affida la consolazione per la sua indicibile sofferenza all’amore per il figlio, Mico, anche lui pescatore, che poi salverà dall’infido mare, perdendo la propria vita tra i flutti. La targa che narrerà la storia completerà la memoria di una leggenda che ha senso nell’esemplarità dell’amore della donna a 360 gradi e che immortala valori sofferti e vissuti nella più nobile anima del popolo sanlucidano.

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