di Saverio Di Giorno

Il 21 marzo scorso i mezzi di una ditta di Fuscaldo, la E-log, sono stati danneggiati. Contemporaneamente veniva appiccato un incendio all’isola ecologica di Grisolia.

L’immondizia puzza, però il suo odore di bruciato è inconfondibile e sa di criminalità. Le varie inchieste nel tempo hanno messo in luce vari aspetti, ma mai si è tentato di farne un quadro generale.

La E–log, tanto per cominciare, era già stata interessata da un’interdittiva antimafia con il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione. Siamo nell’ambito dell’indagine Merlino che ha coinvolto il sindaco di Fuscaldo. Il mago Merlino di cui parla l’indagine, con il potere dell’ubiquità, era il funzionario Fernandez. Funzionario sia nel comune di Cosenza che in quello di Fuscaldo.

 

L’inchiesta è molto ampia, ma per quel che ci riguarda, il meccanismo è il solito: appalti (spesso senza gara) in cambio di assunzioni e favori vari. Il titolare e la figlia erano finiti alle sbarre, il Riesame li aveva scarcerati e ora tocca alla Cassazione.

Nonostante l’interdittiva, però, l’azienda aveva ripreso a lavorare ad Acri e la cosa aveva, o forse avrebbe dovuto, suscitare scalpore. L’amministrazione vicina al Pd cosentino, in particolare al consigliere regionale Giuseppe Aieta, si è giustificata dicendo che c’era un’emergenza ed era necessario.

La prima domanda quindi è: perché avanzare un’intimidazione ad un’impresa che si era già da tempo dimostrata permeabile al malaffare? Un’intimidazione che si aggiunge a tutte le altre di questi mesi in altri ambiti. Se a Fuscaldo la gestione era locale, altrove non si può dire lo stesso.

L’inchiesta Plinius interessò anche la gestione dei rifiuti. In particolare, bisogna ricordare la vicenda di un imprenditore della provincia di Salerno che aveva avuto l’incarico, dal Comune di Scalea, di trasportare i rifiuti solidi urbani sino alla discarica di Crotone, in conseguenza della chiusura di quella locale. Le ‘ndrine Stummo- Valente di Scalea, secondo l’indagine, controllavano la gestione dei rifiuti sin dal 2007 e nell’ultimo periodo questa era gestita dalla ditta Falzarno, anch’essa campana. Ora, invece, dalla Ecoross di Rossano che aveva subito chiesto tutta la documentazione e, anche questa volta, ci si è trovati davanti ad assunzioni poco chiare e documentazione scarsa.

In altri comuni, sono invece i siciliani a interessarsene: proprio come ora, nel 2012 andarono a fuoco alcuni compattatori della ditta GeoAmbiente che serviva sia San Nicola Arcella che Belvedere Marittimo. La GeoAmbiente è stata sequestrata nel 2017 perché riconducibile al clan Cappello di Catania. In quel caso, secondo il pm, ci sarebbe stata una mediazione per trovare un accordo che garantisse la ditta.
Da qualche anno, invece, nel comune di San Nicola Arcella è la Calabra Maceri ad occuparsi della gestione dei rifiuti. Una ditta che fa parte della Valle Crati spa, al centro di una inchiesta parlamentare di qualche anno fa, dove si legge “Valle Crati SpA è una società mista, costituita per il 51 per cento dal Consorzio Valle Crati (al quale partecipano 43 comuni della provincia di Cosenza –) e per il 49 per cento dalla Consortile Crati Srl, un consorzio costituito nel 2000, i cui soci privati sono stati scelti con la gara cosiddetta «a evidenza pubblica”.In questa società, nella quale ci sono anche non ben precisati soci milanesi che si occupano della depurazione, rientra anche, tra gli altri, l’Alto Tirreno Cosentino spa, il cui amministratore era Francesco Rovito, imprenditore indagato, anche lui con ruoli nel comune di Cosenza. Presidente era Mario Russo ex sindaco di Scalea che volle a tutti i costi una discarica nel comune. Anche il cda della Valle Crati vede la presenza di ben undici consiglieri.

Una situazione che fa tornare in mente quel famoso “inciucio” di cui parlavano i Verdi oltre dieci anni fa, perpetrato, secondo loro, dai sindaci della zona, nella spartizione dei ruoli ed evidentemente anche delle imprese. Una spartizione che però, a quanto pare, deve tener conto anche di interessi esterni con i quali si dialoga. Che anche per questi episodi ci sia una mediazione in corso con qualcuno? Sarebbe un ulteriore segnale dei probabili cambiamenti nel controllo del territorio che sono in corso, tra nuovi arruolamenti e continui atti intimidatori o rapine di “esterni”.

Dall’altra parte, alle amministrazioni tocca essere molto attente nei criteri di selezione e molto forti nel reggere l’impatto con chi vuole disordinare un territorio per poter poi dettare ordine. Bisogna che sappiano distinguere tra riciclo e riciclaggio, tra inceneritori e roghi, altrimenti poi con i fiumi e le discariche abusive coperte di sporcizia sarà difficile non sporcare anche i soldi e le mani.

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