Di Maria Lombardo
Rinunciare a tutto. Privarsi del superfluo e ridurre il necessario alla mera sopravvivenza, accettando la carità di chi si passa una mano sulla coscienza e l’altra sul portafoglio, con un unico scopo: consentire a tua figlia di terminare l’università. Nella Calabria delle elezioni che incombono, dove a dominare sono soltanto nomi e candidature, c’è un’umanità che si trascina sui gomiti per andare avanti e che non può permettersi di fallire obiettivi basilari, anche a costo di ridursi a chiedere l’elemosina. Mario, nome di fantasia, ha 60 anni e da dieci ha perso il lavoro e non l’ha più ritrovato. Una situazione comune a tante famiglie, che a dispetto degli indicatori economici che raccontano di una ripresa invisibile da queste parti, devono ancora fare i conti con una crisi che sembra non finire più e che, forse, mai finirà, perché il mondo è profondamente cambiato negli ultimi 10 anni.Ma a Mario le considerazioni sociologiche non interessano. Lui ha in mente una sola cosa: mantenere la figlia all’università ed evitare che sia costretta ad abbandonare proprio ora che il traguardo è vicino. La sua storia la racconta con ammirazione don Peppino Fiorillo , sacerdote vibonese che da decenni lotta al fianco dei più deboli, storico punto di riferimento dell’associazione antimafia Libera e catalizzatore delle esistenze disperate di coloro che non hanno altri a cui rivolgersi se non a lui.
Cinquantacinque anni di sacerdozio alle spalle e il titolo di monsignore in un cassetto, per chi lo conosce e gli chiede aiuto resta esclusivamente Don Peppino.Usa la storia di Mario, un “resistente” lo definisce, come emblema di una povertà profonda, ma dignitosa, che teme la vergogna della sua condizione di indigenza quasi più degli stenti che questa comporta. «Questo padre – racconta don Fiorillo – sta facendo di tutto per far proseguire gli studi alla figlia, nonostante non abbia più niente e stringa la cinghia sempre di più ogni giorno che passa. Ma va avanti, accettando anonimamente la carità e affrontando ogni sorta di sacrificio».
Ma molti nella stessa situazione di Mario non ce la fanno e la prima “spesa” che viene tagliata quando la situazione economica precipita è proprio quella degli studiuniversitari dei figli.Altra spesa che incredibilmente viene eliminata è quella medica. «Molti rinunciano a curarsi – conferma il sacerdote – oppure preferiscono non indagare eventuali sintomi sospetti perché non hanno la possibilità di farlo». L’alternativa per chi non ha soldi, infatti, è spesso rappresentata soltanto dalle lunghe liste d’attesa nelle strutture pubbliche, dove a volte bisogna attendere mesi anche per esami diagnostici di primaria importanza.
Sono migliaia le persone, soprattutto nel Vibonese, che negli ultimi anni hanno raggiunto il fondo, toccando livelli di povertà da record che sfuggono però alle statistiche ufficiali. “Naufraghi”, li definisce don Fiorillo, persone che si sono abbandonate ai marosi della vita e si lasciano andare senza neppure cercare di reagire.«Può sembrare strano, ma chi soffre di più di questa situazione sono i giovani – continua don Fiorillo -, ragazzi e ragazze, ma anche giovani coppie, che non hanno alcun tipo di sostegno al reddito, mentre i più anziani possono contare almeno su un minimo di pensione. Molti di questi ragazzi per autofinanziarsi gli studi accettano piccoli lavoretti, spesso sottopagati, come ad esempio fare i camerieri in pizzeria. Ma si tratta di soluzioni temporanee e quasi mai in grado di offrire loro sicurezza».