Ogni cosa, si sa, nasconde una storia, spesso sconosciuta ai più e a tratti anche oscura. Così è anche per Guardia Piemontese, un piccolo paesino di 1.895 abitanti della provincia di Cosenza. Quello che andremo a compiere oggi è un viaggio a ritroso nei secoli per parlare delle origini e della storia di Guardia, un paese tanto piccolo quanto intrinseco di storie e leggende.
Anticamente chiamata La Guardia per via della torre arroccata su una collina che affacciava sul mare e che, appunto, serviva da guardia per eventuali avvistamenti di navi turche, successivamente fu ribattezzata Guardia Lombarda e infine Guardia Piemontese; andiamo a scoprire il perché.
Prima di parlare di Guardia, bisogna fare una piccola digressione sui Valdesi, ossia i primi abitanti che la popolarono;
Per i meno ferrati in “storia dei movimenti protestanti”, il movimento valdese fu fondato in Francia, a Lione, nel 1174 ad opera di un ricco mercante, Valdès o Valdo (poi chiamato Pietro Valdo), il quale utilizzò una parte delle sue ricchezze per far tradurre le Sacre Scritture in lingua volgare.
Da allora i valdesi iniziarono a predicare gli insegnamenti di tali scritture in tutta la Francia meridionale, denunciando la corruzione dilagante e l’immoralità della Chiesa Romana, fino a quando, nel 1184, il Concilio di Verona sancì la loro condanna ad eretici. La condanna divenne definitiva nel IV Concilio Lateranense del 1215, e costò la scomunica ai valdesi.
Dopo la scomunica i loro seguaci si diffusero in Italia settentrionale e da lì si estesero in Austria e in Germania dove il movimento anticipò, più di ogni altro, gli aspetti che in seguito avrebbero caratterizzato la Riforma Protestante del XVI secolo.
Detto ciò, passiamo alla storia di Guardia.
La storia di Guardia inizia tra il XIII e il XIVsecolo circa, non si sa di preciso, quando un gruppo ben nutrito di valdesi provenienti dalle alte valli del Piemontedecise di rifugiarsi in Calabria. Secondo alcuni studiosi il motivo per il quale decisero di abbandonare la propria terra natia era da ricercare nella forte disoccupazione delle valli piemontesi, data da una massiccia sovrappopolazione, altri studiosi ritengono invece che ciò che spinse i valdesi a fuggire dal Piemonte furono le incessanti persecuzioni indette nei loro confronti.
Arrivati in Calabria, trovarono terre fertili e un clima meno rigido e così dopo aver ricevuto regolare “instrumento” (un nullaosta, ndr) da parte del Re di Napoli Ferdinando d’Aragona, si insediarono in altre località della attuale provincia di Cosenza tra le quali ricordiamo: Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Vincenzo La Costa e San Sisto dei Valdesi.
Tornando a Guardia, la prima ondata di valdesi fu probabilmente guidata dal nobile lombardo Zanino Dal Poggio, investito dal Re Carlo d’Angiò del feudo di Fuscaldo, di cui Guardia faceva parte. Questo il motivo per il quale fu inizialmente ribattezzata come “Guardia Lombarda“.
Dopo circa due secoli trascorsi in armonia e senza conflitti con le comunità circostanti, dopo che nel 1532 aderirono alla Riforma Protestante, il cardinale alessandrino Michele Ghislieri, futuro Papa Pio V, ordinò che tutti i valdesi di Piemonte e Calabria fossero sterminati e scatenò contro di loro una violenta persecuzione, dando inizio a quello che fu poi definito come l’unico sterminio di massa della riforma italiana.
Di seguito un estratto della lettera con la quale Papa Pio V chiedeva all’allora re di Napoli Filippo II d’Aragona di procedere allo sterminio degli eretici:
“…riconciliarsi mai; non mai pietà; sterminate chi si sottomette e chi resiste; perseguitate a oltranza, uccidete, ardete, tutto vada a fuoco e a sangue purché sia vendicato il Signore.”
Il Marchese Spinelli, feudatario di Fuscaldo, dal quale dipendeva Guardia, fu lo strumento dell’inganno. Chiese ai Guardioli di far entrare nelle prigioni del castello 50 finti prigionieri, scortati da altrettante finte guardie. A notte fonda questi uomini aprirono le porte ad altri 300 soldati che si erano appostati poco fuori dalle mura della città, dando il via alla strage.
Migliaia di valdesi, colti di sorpresa, furono violentemente assassinati durante la notte, senza nessuna distinzione di sesso o età, altri furono scaraventati dall’alto delle torri nei burroni, altri vennero impiccati e altri ancora ricoperti di pece e poi bruciati.
Le case furono saccheggiate e circa 60 furono bruciate, non tutte, in segno di rispetto verso il Marchese, “complice” del Papa.
I pochi sopravvissuti furono costretti a convertirsi in maniera forzata alla fede cristiana, furono vietati i matrimoni tra valdesi e l’uso della lingua occitana (la lingua di origine provenzale parlata dai valdesi, ndr).
I convertiti furono inoltre sorvegliati costantemente da inquisitori mandati dallo stesso Papa in Calabria e costretti a vivere isolati dai paesi circostanti, fu fatta costruire una chiesa e fu imposto a tutti di sentire messa ogni mattina prima di andare a lavorare, e, come se non bastasse, furono costretti ad indossare un abito giallo a strisce rosse che li rendesse riconoscibili. Tutte queste misure di sicurezza adottate dalla chiesa, oltre a ricordarci l’orrore di una persecuzione ben più nota e più vicina ai giorni nostri, resero di fatto Guardia un campo di concentramento per ex eretici.
A testimoniare quelle notti di sangue sono alcuni monumenti e piazze della cittadina di Guardia ancora oggi visitabili; la Piazza centrale è stata infatti denominata “Piazza della Strage“, mentre la porta di ingresso è nota per essere “la Porta del Sangue“, dove ebbe inizio lo sterminio.
Ancora oggi Guardia è un paese bellissimo e suggestivo, non solo per la sua tragica storia, ma anche per la sua splendida posizione panoramica e il suo affaccio sul mare.
Per chiunque sia rimasto affascinato e incuriosito da questa storia e volesse saperne di più, può visitare il Museo Occitano di Guardia, la Casa Valdese, il Museo della Civiltà Contadina o le varie chiese e monumenti presenti in loco.