Di Saverio Di Giorno
Dopo tutto non è un’estate tanto diversa dalle altre, almeno per quanto riguarda l’acqua. E si intende sia quella potabile che quella del mare. Non è diversa perché una manca, mentre per l’altra ritorna l’annosa questione del mare sporco vs mare pulito. Una questione per volta anche se in entrambi i casi pesa il modello di governo e l’idea di progresso che si ha di questo territorio.
Ogni estate da diversi anni, bisogna dirlo, con l’intensificarsi del flusso turistico in molti paesi del tirreno cosentino sia sulla costa che nell’entroterra manca l’acqua. Nemmeno il Covid ha potuto qualcosa. Le soluzioni dei sindaci che ormai dovrebbero essere preparati possono essere riassunte in questo modo: cercare di inventarsi qualcosa per superare questi venti giorni (perché ormai tanto dura la stagione turistica). Poi i turisti se ne andranno via, gli studenti fuori sede anche, i lavoratori emigrati (quelli che ancora tornano una settimana o due) pure e pace. Come si diceva la cosa va avanti da diversi anni quindi nessuno può dirsi migliore o peggiore di altri almeno in questo caso. Si prova a razionare l’acqua per aree, per orari, a chiedere spiegazioni alla SORICAL ma altro in tempi stretti non può essere fatto. La motivazione data è che le falde acquifere si stanno prosciugando, sulle montagne c’è sempre meno neve … come dire il padreterno (e i cambiamenti climatici) ci hanno condannati. Eppure qualcuno non ci sta perché poi basta farsi un giro per qualche strada e si vedono rigagnoli d’acqua ai bordi strada che scorrono. Quindi l’acqua, almeno un po’ c’è, solo che va a piccioni, lucertole, topi e altra fauna. Sono davvero tanti i metri cubi d’acqua che si perdono per la mancata manutenzione delle tubature (qualcuno tempo fa fece anche una stima): cosa fa la SORICAL? Come usa i soldi pubblici?
Passi che l’acqua, nonostante sia un bene pubblico e nonostante referendum e battaglie, sia quasi ovunque gestita in maniera privatistica, ma che almeno si ponga attenzione. Perché poi non basterà l’arrivo di un treno a ricordarci di essere nel primo mondo anche noi.
Quella dell’acqua del mare è una questione ancora più lunga e spinosa. Negli anni si è via via accentuata per via delle bandiere blu, ma ha tempi remoti anche questa. Già diversi anni fa c’era chi contestava l’assegnazione di questi riconoscimenti chiedendosi se contasse solo la qualità dell’acqua o anche le commissioni o altre caratteristiche. Maliziosi o invidiosi si diceva. A Diamante Magorno ne bevve addirittura un bicchiere pur di mostrare che il “suo” mare era pulito. Eppure ogni volta qualcuno pubblica foto di chiazze nere o bollicine, per cui la questione si sposta sui depuratori: funzionano? Perché hanno problemi? Anche qui sicuramente incide la numerosità della popolazione che decuplica sottoponendo gli impianti a uno stress oltre il livello di sopportazione. Una questione più che accesa negli ultimi giorni anche a causa del sindaco di Santa Maria, Ugo Vetere, che da qualche settimana pubblica foto e video delle acque (pulite) che escono dall’impianto sfidando gli altri sindaci a fare altrettanto.
Beghe politiche a parte, più di questo e delle varie questioni che possono usate a fini politici quello su cui forse bisognerebbe ragionare è l’idea di progresso e quindi di turismo che vogliamo. Se è vero che una parte di responsabilità è da far ricadere sul tipo di turismo d’altra parte bisogna chiedersi chi per anni ha cementificato, distrutto e svenduto questo fazzoletto di terra costruendo questo tipo di turismo massivo e concentrato. Chi si è lasciato soggiogare da privati e imprenditori turistici e non, che hanno messo in ginocchio i comuni occupandone in tal caso pezzi di territorio che ancora sono in attesa di essere liberati.
Festival, giostre, acrobati, nani e ballerine sono attrazioni meravigliose che tutti vogliamo vedere, ma sono una parte, quella finale di un lavoro preparatorio, altrimenti tutto questo sta su con i trampoli; quello che meno si vuol vedere sono festival di numeri, giostre di nomine, magie di fondi e … nani e ballerine.