Di Claudio Cordova
Nel parlare di massoneria e ‘ndrangheta, la fonte di Canale è quindi Nino Penna, uomo forte della cosca Alvaro, conosciuto in carcere. E i nomi che il collaboratore fa al pm Stefano Musolino non sono affatto di poco conto, tra cui spicca anche quello dell’attuale collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, che infatti ha raccontato ai magistrati della Dda diversi dettagli sui legami tra ‘ndrangheta e massoneria: “Il Barone Nesci, poi ho sentito parlare di Cosimo Virgiglio, poi ho sentito parlare dei fratelli Pellicane, poi ho sentito…Pellicano e specialmente in particolare quello di Taurianova che aveva dato sostegno il dottore…è un dottore…che aveva dato sostegno a Peppe a Gambazza, a Pelle, nella latitanza […] poi…ah…i fratelli Fontana quelli che hanno l’officina vicino alla Leonia. Poi ci sono il padre…i fratelli Cedro con il padre Alberto che lo chiamano il gran maestro, che sono quelli che si occupavano di slot machine. Poi ci sono tanti…poi c’è…eh…come diavolo si chiama…Pantaleone Mancuso, poi mi ha parlato di Umberto Bellocco 1’aso i mazze, poi mi ha parlato di Cosimo Pelliccia, poi di Carmine Penna suo fratello e poi tutta un’altra serie di nomi”.
Se si parla di mondi occulti, la massoneria è solo uno degli ambienti. Ruolo chiave, come riferito da altri collaboratori, in passato, sarebbe rivestito anche dagli apparati di intelligence. L’Aiello menzionato da Canale potrebbe essere Giovanni Aiello, l’ex poliziotto, detto “faccia di mostro”, morto nell’estate 2017 e da sempre sospettato di aver avuto un ruolo in omicidi e stragi di mafia: “Avevano legami addirittura mi ha detto con uno dei servizi segreti che era Aiello, quello che poi avrebbe fatto tramite Doge Elvis fatto arrivare le armi quei missili quelle cose che ho fatto trovare, tramite il trafficante che era un ex Agente dei servizi deviati Russi, Albanesi non so di quelle zone lì. Doge Elvis, quello che in carcere a Roma mi ha minacciato che il dott. Paci mi ha spostato subito. So che avevano rapporti con Filippone, perché Aiello aveva rapporti direttamente con Filippone e Cosimo”.
Solo i capimafia più carismatici avrebbero la possibilità di entrare nella massoneria deviata. Significativo il fatto che Canale menzioni Marcello Pesce, uomo forte del casato di Rosarno e di Pantaleone Mancuso, dei vicini Mancuso di Limbadi, nel Vibonese.
Un legame storico, quello tra ‘ndrangheta e massoneria: “Sono già anni che va avanti, sono anni…anni…anni…anni e anni che va in gran segreto, era già ai tempi di Riina, quando ancora era fuori Riina che c’erano queste cose. Questa massoneria incomincia a mischiarsi i servizi deviati, mi ha parlato di servizi deviati ad esempio mi ha detto che su Roma ricevevano in una sede dentro un tabacchino dove avevano uomini di fiducia dei servizi deviati, mi ha parlato di uomini dei servizi che hanno fatto esplodere faide. Perché il punto forte di Cosimo Alvaro, che molti hanno… molti lo temono, Cosimo diventa forte così perché lui ti fa ammazzare senza nemmeno sporcarsi le mani, lui ce n’ha omicidi Cosimo Alvaro, però non riesci mai a provare, infatti la gente lo teme perché dice, oltre che è un pezzo da novanta, ha conoscenze molto in alto, questo ti fa ammazzare e non ti paga perché non ha reati di sangue, lui ha il suo punto forte è quello, che la gente sa che ti fa ammazzare però lui non ha mai una condanna all’ergastolo, non riesce a prendere l’ergastolo, quindi anche se uno si attende a non dire perché comunque lo temono un soggetto così, stiamo parlando di Cosimo Alvaro e suo fratello Antonio, non è che sono gli ultimi arrivati”.
E in questo tipo di rapporti, figure di primissimo livello sarebbero quelle degli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, imputati in diversi tronconi del processo “Gotha”. Ancora dal racconto di Canale: “Giorgio De Stefano perché lui è sempre stato il burattinaio, quella è stata un’idea sua di far piazzare l’autobomba. Questa me l’ha raccontata proprio Penna, dice è storia da noi si sa, lui ha messo quest’auto bomba e da lì è scoppiata tutta la guerra. Perché lui voleva ammazzare solo il nano feroce ed invece poi è scoppiata tutta questa guerra, perché poi hanno buttato giù Paolo De Stefano e lì è scoppiata la guerra”. L’avvocato Giorgio De Stefano, già condannato in primo grado nello stralcio abbreviato del processo “Gotha”, sarebbe dunque una delle menti più raffinate, non solo della famiglia De Stefano, ma dell’intero panorama mafioso calabrese.
Non da meno il ruolo dell’ex parlamentare Paolo Romeo: “E’ uno degli uomini forti delle logge massoniche che ha contatti forti e lui è un altro di quelli che ha contatti tra ndranghetisti e politica. Questo Paolo Romeo qui era molto diciamo però più che lo gestiva molto di più aveva molti legami con Giovanni Tegano, con Umberto Bellocco l’aso i mazze e aveva anche legami questo Romeo invece aveva legami con i Piromalli anche […] l’avevo sentito anche dai Macrì questa cosa qua, da Antonio Macrì di questo Paolo Romeo è già anni che ne sentivo parlare anche dai Raso, questo Paolo Romeo sono già più di vent’anni che sento parlare, come dell’avvocato Giorgio De Stefano, Giorgio De Stefano sento parlare da….è più ndranghetista lui di ndranghetisti