Riceviamo e Pubblichiamo
“Gentile redazione, da giorni sono in vacanza sul Tirreno Cosentino, in un paese dove sono cresciuto e torno ogni estate, ferie permettendo.
Vi scrivo per segnalarvi un fenomeno, spesso sottovalutato, ma che ritengo sia gravissimo:Sto parlando dei venditori di ciambelle fritte sulla spiaggia.
Quelli che urlano “Ciambelle, ciambelle” e che vendono quelle bontá fritte e zuccherate.
Partiamo da un presupposto.
È un lavoro abusivo, in nero, che fa guadagnare un buonissimo numero di soldi a fine stagione estiva ai capi, se messo in piedi con oculatezza.
Un pacco surgelato da 12 ciambelle costa non piú di quattro o cinque euro e viene rivenduto, fruttando dai 12 euro ( un euro a testa ) a 18 euro ( 1,50 euro a pezzo )
Chiedete ai bar, ai lidi, che business si cela dietro le ciambelline fritte.
La vendita delle ciambelle è territoriale, quasi come fosse organizzata da chi dall’alto muove le fila lucrando sull’abusivismo, esso sia il venditore spiaggia-Spiaggia o il parcheggiatore abusivo delle feste in discoteca.
Non si pestano i piedi tra di loro, anzi.
La cosa che mi fa piú rabbia, e che deve far riflettere tutti, squarciando il velo dell’omertá mista a menefreghismo, è che a vendere le ciambelle sulla spiaggia sono sempre, e per lo piú, bambini, probabilmente minorenni.
Un fatto di una gravitá inaudita.
È infatti impensabile che un minorenne possa mettere in piedi un giro proprio.
Viene “Fatto lavorare” in nero, per ore ed ore sotto il sole battente.
Questo è sfruttamento minorile.
Chiedo la pubblicazione di questa mia denuncia pubblica.
Spero che le autoritá competenti possano fermare tutto ciò, anche se l’Estate è agli sgoccioli, ma non è mai troppo tardi”