Una candidata è stata costretta a ritirare la propria candidatura alle elezioni comunali del 2019 per non favorire la lista avversaria: è accaduto a Longobardi, piccolo centro tirrenico del Cosentino. L’hanno scoperto i magistrati inquirenti della procura di Paola, diretta da Pierpaolo Bruni. La polizia giudiziaria, venuta a galla la singolare storia, ha posto sotto costante controllo i protagonisti del ricatto nei confronti della donna scoprendo che esercitavano, insieme ai presunti complici, attività corruttive di tipo elettorale.

Sette le misure cautelari emesse dal gip, Maria Rosaria Mesiti, nei confronti di un consigliere comunale in carica, un ex consigliere municipale, un dirigente del Comune e quattro imprenditori. Due le persone finite in carcere, due agli arresti domiciliari e le altre tre sottoposte a misure cautelari.

“Se ti candidi hai finito di lavorare”: il procuratore Bruni ha spiegato che alla ragazza cui è stato imposto di non candidarsi in una lista avversaria alle Comunali del 2019,  sarebbe stato detto che se l’avesse fatto “avrebbe perso il posto”. Le indagini sono partite dalla denuncia fatta da un altro candidato. Al centro della vicenda politico-giudiziaria figurano due donne poste stamane agli arresti domiciliari: Elena Miceli30 anni, consigliere comunale di Longobardi e la ex consigliera municipale, D.A., 41; in carcere sono invece finiti M.V. e A.A., entrambi di 44 anni, di Longobardi, mentre è stato sospeso dal servizio per sette mesi, il funzionario municipale S.C. 54 anni. L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è stato infine deciso per N.A., 70 anni, e M.A., 73.

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