Di Saverio Di Giorno
L’area mercatale a Scalea non è solo un luogo fisico, è prima di tutto un luogo sociale. È uno di quei posti che mettono a nudo le dinamiche di un territorio, i giochi di ruolo e anche le contraddizioni, come in un caleidoscopio. Forse non è casuale che la gambizzazione dell’ambulante sia avvenuta proprio in quel luogo.
I fatti e i retroscena sono orami di dominio pubblico: si tratta probabilmente di un regolamento di conti in seguito ad una lite scoppiata nella mattinata. Cinque colpi a distanza ravvicinata nelle gambe. Dopo tempo, quindi a mente fredda. Infatti, chi ha premuto il grilletto non è nuovo alle forze dell’ordine. Il fatto è accaduto durante il giorno del solito mercato settimanale, in un luogo a qualche centinaia di metri dalla sede delle forze dell’ordine, ma che a quanto pare è territorio di nessuno. Non è il fatto di cronaca interessante in sé, ma quello che ci racconta del territorio.
Non è, infatti, la prima volta che nell’area mercatale succedono episodi di violenza, addirittura contro le stesse forze dell’ordine. Ecco, allora, che in quel gioco di specchi e lenti si riflette in piccolo l’immagine di un territorio nel quale qualsiasi testa calda può permettersi di alzare la voce, persino contro lo Stato. D’altra parte, come può uno Stato assente arrivare a togliere regole che si sono calcificate con il tempo proprio per sua mancanza? Con quale autorità?
Ma di più. Quell’area rispecchia davvero le posizioni di forza, le gerarchie. I problemi per le ditte che lavorarono in quell’area che ottennero l’autorizzazione nonostante segnalazioni. I privilegi di chi vende in qualità di giornaliero ma secondo alcuni non avrebbe tutte le carte in regola per farlo, ma gli amici giusti. Funziona esattamente in questo modo per una gara d’appalto o per un posto di lavoro vinto da chi non ha le carte in regola. E nel diabolico gioco di specchi, il mercato finisce per essere un comune o un ufficio pubblico. Con quale autorità quindi chi non riesce a regolare tutto questo o chi ne è complice può proibire altre sopraffazioni?
Dentro il caleidoscopio, piccoli oggetti alla rinfusa permettono di creare immagini e composizioni sempre nuove e imprevedibili. Frammenti di vetro, piccoli metalli colorati, tutto in qualche modo si incastra e basta che solo uno cambi posizione per cambiare l’immagine. Piccole scorze di cibo, rifiuti, gocce di sangue: anche qui tutto si incastra in qualche modo. Sempre tutto si incastra in qualche modo, ma è sufficiente che solo uno vada a vendere nel posto sbagliato o ad un prezzo diverso e cambia l’immagine. È sufficiente che ci sia una testa calda, una prova di forza e la fragilità e l’assenza di regola emergono.
Ancora, quello che vale per l’area mercatale vale per tutta la cittadina e il territorio: tra frammenti di famiglie e gerarchie basta qualche testa calda, qualche cane sciolto che voglia testare il territorio e mettersi sopra gli altri frammenti. Agli altri, a tutti gli altri non restano che scorze di umanità, frammenti di democrazia, brandelli di carta e gocce di inchiostro. Punte di penna da spingere dove è passato il proiettile.