Di Matteo Cava (Miocomune)
Sette lunghi anni per ottenere giustizia. E’ stato tortuoso l’iter del processo che doveva far chiarezza sulla morte della piccola Sara Leo, di soli due anni di età, avvenuta il 10 luglio del 2012 in un’area sterrata a Santa Maria del Cedro.
Nonostante vi sia dietro una grande tragedia, è giustificabile la soddisfazione, per soli motivi professionali, degli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile che assistono i familiari della giovane vittima. Il conducente dell’auto che investì la piccola è stato ritenuto responsabile di omicidio colposo; all’epoca, non esisteva ancora il reato di omicidio stradale. Gino Pignataro, imprenditore di Santa Maria del Cedro, 72 anni, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione, prevista una provvisionale per i familiari. In partenza è stato contestato il reato di omicidio colposo per negligenza, imprudenza dell’imputato, perché non avrebbe rispettato la normativa del codice della strada, causando la morte della piccola Sara Leo. Nel corso del lunghissimo processo, che ha fatto registrare diversi colpi di scena, è stato modificato il capo di imputazione con la contestazione della previsione dell’evento, la cosiddetta “Colpa cosciente”.
Il giudice Putaturo, però, non ha ritenuto riconoscere l’aggravante nella sentenza conclusiva. Ha escluso le attenuanti generiche concludendo con la condanna di 3 anni e 6 mesi. L’iter fa riferimento alla vecchia normativa sugli incidenti stradali. Il pubblico ministero Camodeca aveva chiesto la condanna a 3 anni.
Nel corso delle udienze sono state effettuate le ricostruzioni degli eventi. Per la famiglia della piccola Sara Leo, tramite gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile, ha effettuato la ricostruzione l’ingegnere Francesco Tarsitano; pienamente sposata dal tribunale. «La sentenza – hanno commentato gli avvocati delle Parti civili – rende finalmente giustizia alla famiglia della piccola Sara Leo. Con la conclusione del Tribunale, i genitori della bimba non possono essere considerati dei visionari, come invece si voleva far credere. Per una approfondita analisi – aggiungono gli avvocati – ci riserviamo di leggere le motivazioni per capire anche perchè il giudice abbia escluso l’aggravante della “colpa cosciente”». Nel corso del lungo iter i genitori della bimba avevano più volte sollecitato una soluzione della vicenda: «Lottiamo – aveva detto la madre della piccola Annunziata Varriale – affinché emerga e venga fatta giustizia». Quel tragico 10 luglio, l’imprenditore Gino Pignataro transitava con la sua auto, una Fiat Punto, in via del Mare, su un piazzale sterrato a fondo sabbioso destinato ad uso parcheggio, nei pressi della spiaggia di Santa Maria del Cedro. La piccola Sara venne investita in pieno.
La vicenda fece molto clamore nel centro tirrenico dove si lavorava in preparazione dell’alta stagione turistica. Sul posto non era intervenuta alcuna autoambulanza. Una persona si era messa alla guida dell’auto dell’investitore per soccorrere la piccola. “Si tratta di un’area di parcheggio – era stato fatto notare durante le udienze – a ridosso della spiaggia dove le auto non devono passare o non lo devono fare ad alta velocità; le indagini hanno chiarito che la velocità di percorrenza da parte del signor Pignataro era di circa 40 Km/h, velocità definita eccessiva dai testimoni».