di Enrico Fierro
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Caro Leonardo Coen hai ragione: nessuno ci salverà dal trombone-virus. L’eterno bla bla bla che in questo dannato Paese trasforma anche le tragedie più terribili in deprimenti farse. Un’eterna fiera della disonestà intellettuale. Osservo la sfilata di politici che ora chiamano eroi medici e infermieri costretti a buttare il sangue in questo periodo di peste, gente che si ammala (molti muoiono) per curarci. Li vedo appellarsi alla sanità pubblica, e mi sale il sangue alla testa.
Spesso sono gli stessi che negli anni passati facevano “gli americani”, i “liberisti” con la salute degli altri, e applaudivano ad ogni chiusura di ospedale, sognavano l’America (quella prima delle riforme di Obama), sbandieravano il grande risultato del numero chiuso per le facoltà di Medicina. 37 miliardi, stampiamocela in testa questa cifra, tanto in dieci anni hanno tagliato alla salute degli italiani, questi Chicago boys alla matriciana.
Oggi servono letti per la rianimazione. Li avete cancellati. Nel 1980 avevamo 922 posti per ogni centomila abitanti in questi reparti, nel 2010 sono diventati 300, nel 2015 275. Mancano medici e infermieri. Lo dite ora, dove eravate quando in soli otto anni (dal 2009 al 2017) la sanità pubblica ne perdeva 46500? Ora volete un Paese unito. Ed è giusto. Ma detto da voi, artefici di quella che gli esperti chiamano la “salute diseguale”, fa rabbia.
Negli ultimi dieci anni il Sud ha perso 70mila posti letto, molte regioni non sono in grado di assicurare i livelli minimi di assistenza. Ora alcuni di voi invocano l’esercito. Il governatore della Campania De Luca (lo fa per sollazzare Crozza e Verdone) vuole “i carabinieri col lanciafiamme”. E finge di non ricordare i piani lacrime e sangue per risanare i bilanci, ma sempre in una sola direzione. In Campania negli ultimi anni la crescita della spesa sanitaria è stata solo dell’1%, quella per il personale è calata del 19,7%. E ora, De Luca lancia appelli: “Abbiamo bisogno di 1600 tra medici e infermieri”. Bisognerebbe venire a prendervi col forcone. Ma non si può uscire.